
ROMA – La vecchia classe dirigente italiana, per intenderci quella che ha guardato con attenzione ai propri interessi e non quelli dei cittadini, sommata alla classe dirigente locale che ha fatto altrettanto, hanno distrutto il sud. Una politica che andrebbe condannata e non certamente votata.
L’Italia continua a viaggiare a due velocità, a confermarlo ancora una volta è il rapporto Osservasalute curato dall’Università Cattolica di Roma, che evidenzia come al sud curarsi è un’impresa assai difficile. Al sud una persona su cinque confessa di non avere i soldi per pagarsi le cure. Una percentuale preoccupante, addirittura quadrupla rispetto a quella rilevata nelle regioni settentrionali.
E c’è da dire, sempre secondo il rapporto, che la mortalità «prevenibile attraverso adeguati interventi di sanità pubblica è drammaticamente più elevata nelle regioni meridionali: la Campania e la Calabria, sono le regioni che nel quadro complessivo mostrano il profilo peggiore». Secondo il rapporto “Dal punto di vista della sanità, il Sud d’Italia è come se fosse un Paese diverso. Lì ci sono indicatori sanitari inferiori a Paesi come la Tunisia -avverte il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi- Serve un Piano Marshall per la sanità del Sud».
Il rapporto evidenzia che in Italia si muore meno per tumori e malattie croniche ma solo dove la prevenzione funziona, ovvero principalmente nelle regioni settentrionali. Al Sud, invece, la situazione è opposta: il tasso di mortalità per queste malattie è infatti maggiore di una percentuale che va dal 5 al 28% e la Campania è la regione con i dati peggiori.
Questo è quello che hanno creato i politici in tutti questi anni nel mezzogiorno.
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