
Primavera 1949.Roma,centro storico. In via Aurora, nei pressi di piazza di Spagna, la quindicenne Anna Maria passeggia con la madre osservando incantata le vetrine dei negozi di alta moda. “Anna Maria, su , sbrigati , che facciamo tardi!…”, esclama la donna, richiamando l’attenzione della figlia assorta, “Un momento, mamma!…Guarda quant’è bello quel vestito!…è proprio bello, non è vero?…” , domanda l’adolescente, rivolgendosi alla madre. “Sì, sì, certo che è bello!…ma adesso andiamo, altrimenti, chi lo sente tuo padre?…” , insiste la donna , spazientita. “Dev’essere di seta…oh, no!…forse,di raso…e guarda , guarda il tulle…e le pajette sulla scollatura?, sembrano disegnare una rosa…oh, mamma, come vorrei un vestito così per il mio ventunesimo compleanno!…”, sospira ,sognante, Anna Maria, sfidando la concitazione della madre. “Se non arriviamo in tempo a casa, da tuo padre, temo non la compirai , la maggiore età!…altro che abito da sera!…”, replica con tono sarcastico la madre. “Scusate, posso interrompere la vostra conversazione?…”, chiede un signore dall’aria distinta, avvicinandosi alle due, “Così, sulle prime, lo so, potrei sembrarvi, nella migliore delle ipotesi un villano, nella peggiore un matto…ma, non temete!…non c’è nulla da temere!…sono solo un attore e , da qualche mese, anche un regista alla sua prima pellicola!…Vi guardavo da un po’, dai tavolini del caffè, di fronte…e sono rimasto colpito da lei, signorina…”; “Senta, scusi, ma come si permette di rivolgersi in questo modo a mia figlia…non lo vede che è soltanto una bambina, mentre lei è già un uomo?…e poi, in mia presenza!…ma dico : non si vergogna?…lei è uno screanzato!…”, monta su tutte le furie la donna, allontanando lo sconosciuto dalla figlia. “Signora, la prego, non faccia così!…”, si schermisce l’artista, provando a spiegare le sue intenzioni : “Cos’ha capito?…io non voglio insidiare affatto la sua bambina…io non desidero altro che offrirle l’opportunità di fare del cinema…ha un volto tanto grazioso…e…un’intensità, un’intensità negli occhi che , mi creda, potrebbe diventare davvero una grande attrice!…Le lascio il mio biglietto da visita, con su scritto il mio recapito…se dovesse ripensarci, sarei lieto di sottoporre la sua “bambina” a un provino per il mio film!…”. “Un provino?…sì, mamma, dai!…” , mostra entusiamo l’adolescente, prontamente redarguita dalla madre: “Fai silenzio, tu!…semmai la decisione spetta a tuo padre…ora andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo!…”.
“Scoprii Anna Maria Ferrero per strada, in via Aurora a Roma,mentre camminava al fianco di una signora. Cercavo una ragazzina per il mio film e vidi questo scricciolo che aveva una tale intensità negli occhi…Fece un provino meraviglioso, era nata attrice”. Così, l’attore e regista Claudio Gora raccontava, qualche anno fa, del suo incontro fortutito con Anna Maria Ferrero. Nata a Roma il 18 febbario del 1934, Anna Maria Guerra, questo il vero nome dell’artista, dopo un’adolescenza di patimenti dovuti alla Seconda guerra mondiale, in piena Ricostruzione, si lascia affascinare dal mondo del cinema, accettando nel 1949 la proposta dell’attore e regista Claudio Gora di prendere parte alla sua pellicola “Il cielo è rosso”(adattamento dell’omonimo romanzo di Giuseppe Berto). Osteggiata dai genitori e in particolare dal padre, per via della minore età , è incoraggiata a intraprendere la carriera di attrice soltanto dal suo padrino, il musicista statunitense Willy Ferrero, (di cui prende in prestito il cognome per il suo pseudonimo artistico). Quindi, interpretati ruoli minori nei film “Il conte di Sant’Elmo” di Guido Brignone e “Il Cristo proibito”, opera-esordio di Curzio Malaparte, ottiene il suo primo ruolo da protagonista nel 1952, recitando la parte di una giovane ambigua e sfuggente nella pellicola “Le due verità”di Antonio Leonviola. Conquistati i critici con la sua interpretazione intensa e matura, inaspettata ,vista la giovane età, nel 1953 gira ben otto film, tra cui “Le infedeli” di Mario Monicelli, dando vita in modo realistico e commovente al personaggio di “Lilliana”, cameriera accusata ingiustamente di furto dai padroni. Dimostratasi capace di alternare alla parte di ragazza dolce e tenera, perseguitata dalla sorte, quella di giovane perversa e arrivista , con la sua partecipazione alla pellicola di Eduardo De Filippo “Napoletani a Milano”, proiettata in occasione della quattordicesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia , si consacra “promessa del cinema italiano”. Servetta ingenua e sfortunata in “Cronache di poveri amanti” di Carlo Lizzani e ragazza sedotta e abbandonata in “Totò e Carolina”,tuttavia , inizia a nutrire una certa insoddisfazione per i ruoli: “brevi, inconsistenti e ripetitivi” che le vengono assegnati.Quindi, desiderosa di sperimentare altre vie e di mettere meglio in luce le sue doti recitative, decide di dedicarsi al teatro, riuscendo, però, solo dopo numerosi tentativi ad entrare nella compagnia di Vittorio Gassman, al quale si lega artisticamente e sentimentalmente per ben sette anni. Convincente nel repertorio shakespeariano( è”Desdemona” nell’“Otello” e “Ofelia” nell’“Amleto”), trascura il grande schermo, cui si concede solo per commedie “di cassetta” ( “Una parigina a Roma” di Erich Kobler, accanto ad Alberto Sordi e “Giovanni dalle Bande Nere” di Sergio Grieco) e per la prima regia di Gassman: “Kean”, riduzione dell’opera omonima di Sartre. Reduce dal successo dello sceneggiato Rai “Cime tempestose”, desunto dal romanzo di Emily Bronte, torna sul palcoscenico con la commedia musicale “Irma la dolce” di Alexandre Breffort, diretta , ancora una volta, da Vittorio Gassman e Luciano Lucignani, raccogliendo un largo consenso di pubblico e di critica. Nel 1960, incrinatisi i suoi rapporti umani e artistici con l’attore, per via di incompensioni e malumori , gira insieme con quest’ultimo ancora due film : “Le sorprese dell’amore” di Luigi Comencini e “Il mattatore” di Dino Risi, prima di interrompere definitivamente ogni tipo di rapporto. In seguito, dedicatasi appieno agli impegni cinematografici, è una prostituta sottoproletaria in “La notte brava” di Mauro Bolognini , una borghese malinconica nella pellicola “I delfini” di Citto Maselli e una ragazza infatuata di un delinquente nel film “Il gobbo” di Carlo Lizzani. Poi, scritturata nuovamente da Lizzani per il ruolo della figlia di un ebreo antifascista nell’“Oro di Roma”, sul set della pellicola conosce l’attore Jean Sorel, che sposa ,dopo un breve fidanzamento, nel 1962. Apparsa per l’ultima volta nelle commedie “Un marito in condominio” di Angelo Dorigo e “Controsesso” di Franco Rossi, nel 1964 abbandona definitivamente le scene e l’Italia, trasferendosi a Parigi con il marito. Spentasi nella capitale francese , il 21 maggio scorso, all’età di ottantaquattro anni, resta impressa nella memoria collettiva come: “La fidanzatina d’Italia , che seppe inserirsi con grazia e fascino inconsueti nel cinema degli anni Cinquanta e Sessanta , consacrandosi con le sue interpretazioni di giovani sventurate come una delle più promettenti e popolari “ingenue” del Neorealismo” .
Articoli simili: