Mar. Mar 19th, 2024

Estate 1980. Roma, stabilimenti di Cinecittà. All’interno del teatro cinque , storico set ,tra gli altri, dei film di Federico Fellini, un noto produttore  attende l’attrice Anna Mazzamauro per sottoporle una proposta di lavoro. Arrivata nella sala con al centro un tavolo, l’artista si siede di fronte all’austero uomo d’affari , credendo di  dover sostenere un provino, quando il produttore esordisce sbrigativo : “Signora Mazzamauro,  grazie di essere venuta!…Lei , è una brava caratterista e io ho nei suoi confronti una grande stima , sa?…Le sue abilità le  ha dimostrate ampiamente nelle pellicole di Salce…anzi , già che ci siamo, mi permetta di rivolgerle i miei complimenti per il successo di “Fantozzi” e de “Il secondo tragico Fantozzi”…Oh, adesso, però ,bando ai convenevoli!…Le spiegherò subito perché ho chiesto di vederla, così da non farle perdere troppo tempo!…Con il regista Neri Parenti, pensavamo di affidarle un  ruolo in una commedia…un ruolo che definirei : “brillante”, che metterà di nuovo in risalto il suo talento…Lei darà voce in chiave comica alla donna media italiana : la moglie tipo, insomma, la moglie tradita dal marito per una bellona…” . “Ho capito : ‘na cozza!…lei, dottore, mi sta proponendo il solito  ruolo di una racchia!…”, lo interrompe inviperita la Mazzamauro , continuando, “Oh, ma possibile mai che a nessun produttore o regista importi della mia formazione teatrale?…Ho recitato in spettacoli di prosa…in commedie musicali…ho fatto persino il cabaret!…eppure, resto sempre “l’attrice brutta”, quella a cui far interpretare il  mostro, il fenomeno da baraccone di turno… Perché , certo, se fai ridere la gente, il pubblico , devi essere per forza una befana!…Be’ , sa che le dico : il ruolo della cozza lo faccia fare a sua  sorella…Io, non mi mortifico!…E poi, come osa mettere alla berlina la mia professionalità, svilendola  con un simile cliché : io, brutta?…No, atipica, semmai!…brutto è ciò che è volgare , sporco!…le sembro,forse, volgare o sporca, io?…” .

“La signorina Silvani mi è riuscita bene e purtroppo di lì in poi i produttori presbiti non sono stati in grado di capire che avrei potuto fare altro. Interpretare una donna vera, intendo. Per questo ho messo in scena  lo spettacolo sulla Magnani : ho amato la lotta che ha fatto per portare al successo la propria atipicità. Adesso non ci sono più donne del genere , un tempo si era più libere”. Con queste parole, l’attrice Anna Mazzamuro, rivendicava qualche anno fa,nel corso di un’intervista , la sua validità di interprete del teatro e del cinema d’autore, difendendola dai pregiudizi estetici. Nata a Roma il 1° dicembre del 1938, intraprende la carriera artistica sul finire degli anni Sessanta, fondando un piccolo teatro, “Il Carlino”, nel centro della Capitale e prendendo parte ad alcuni radiodrammi Rai (“Morte di un bengalino” di Edoardo Anton ,con la regia di Umberto Benedetto e “La ragione della volpe” di Ivan Canciullo,  adattato  da Ernesto Cortese) . Poi, cimentatasi  in spettacoli del repertorio cinquecentesco come “Anconitana” di Ruzante, avvia un un laboratorio sperimentale cui prendono parte  personaggi quali : Elio Pandolfi, “I Vianella”( i cantanti Wilma Goich ed Edoardo Vianello) e Bruno Lauzi. Nel 1968,  distrutta la  sala teatrale a causa di un incendio e,  sciolta la  compagnia, viene scritturata insieme con il “Quartetto Cetra” dal regista Daniele D’Anza per la pellicola musicale “Non cantare, spara”  e da Massimo Franciosa per  la commedia “Pronto…c’è una certa Giuliana per te”, film in cui rivela doti di “caratterista”. Nel decennio Settanta, decisa  a mettere al servizio del teatro  tali doti di attrice “brillante” ,  si dedica   al cabaret, portando in scena con intelligenza e ironia una serie di personaggi femminili, caricature ispirate dalla società contemporanea, coadiuvata da comici come Lino Banfi e Oreste Lionello. Raccolto un largo consenso di pubblico con le pellicole di Luciano Salce “Fantozzi” e “Il secondo tragico Fantozzi” , primi titoli di una lunga serie desunta dai romanzi dell’attore Paolo Villaggio  ,   stringe con quest’ultimo un   sodalizio artistico duraturo. Intanto, conquistata la simpatia del pubblico , è chiamata a condurre dal regista televisivo Enzo Trapani la trasmissione “Scuola serale per aspiranti italiani”, in onda sul secondo canale Rai. Negli anni Ottanta, di nuovo nei panni della “Signorina Silvani” , impiegata/amore proibito del servile ragionier “Fracchia/Ugo Fantozzi”, in film quali : “Fracchia la belva umana”, “Fantozzi subisce ancora” e “Fantozzi va in pensione”, tutti diretti da Neri Parenti, non dimentica il teatro, tornando a calcare le scene con i monologhi di Mario Moretti “Raccontare Nannarella”, dedicato ad Anna Magnani e “Carmen”. Coprotagonista delle sempre più divertenti disavventure vissute dal ragioniere più amato d’Italia (“Fantozzi alla riscossa”, “Fantozzi in paradiso”, “Fantozzi-il ritorno”“Fantozzi 2000-La clonazione”, pellicole dirette da Neri Parenti), fra il 1990 e il 2003 alterna alle commedie sbanca-botteghini, partecipazioni in fiction Mediaset ( “Ma il portiere non c’è mai?”) e interpretazioni in pièce teatrali “impegnate”( “Solo quando rido”  e “La strana coppia” di Neil Simon, “Le prostitute ci precederanno nel regno dei cieli” di Don Martin Descalzo, “La parigina” di Henry Becque, “Lisistrata” di Aristofane, “Eva contro Eva”di Mary Orr, “Cyrano de Bergerac”, di Edmond Rostand, La voce umana” di Jean Cocteau e “La locandiera” di Carlo Goldoni). Nell’ultimo decennio, tralasciato il cinema, si è dedicata  alla scrittura , pubblicando un dialogo sarcastico e corrosivo con il suo celebre alter ego (“Signorina Silvani…Signora, prego!”)  e una serie di monologhi di donne (“Nuda e cruda”), testi adattati appositamente per la messa in scena  da Pino Strabioli e Livio Galassi. Vincitrice dei premi “Charlot” e “Queen of Comedy” alla carriera , di recente, ha riconquistato le platee cinematografiche con i “cinepanettoni” “Poveri ma ricchi”  e “Poveri ma richissimi”,entrambi di Fausto Brizzi, guadagnandosi le prime pagine dei quotidiani per un presunto episodio di violenza ,da parte di un attore,  occorsole sul set, in seguito al quale ha riportato una lesione ad un orecchio. Sposata con Bartolomeo Scavia , dal quale ha avuto una figlia, di sé ha detto : “Sono nata attrice di tetaro e la “Signorina Silvani” ha avuto successo solo per via di quella sua smaccata natura scenica. Lo sputo nella tavoletta del rimmel , il bacio a labbra protese , quella voce da cartone animato non sono che gli espedienti che ho usato per farmi sentire sino all’ultima poltrone. Sul cinema di oggi ,io proprio non posso proferire verbo. Quel mestiere non l’ho mai saputo fare. Certo con la Silvani ho ottenuto una popolarità che in teatro non avrei saggiato nemmeno in duecento anni. Le sono infinitamente grata per questo. Quel che mi infastidisce è che di lì in poi io non sono più stata altro. Sono diventata schiava di un personaggio che non conosce tramonto. Come Minnie o Paperina se ne sta là , uguale a se stesso. Immortale”.