Estate 1986. Autostrada Roma-Napoli. A bordo di un auto utilitaria,guidata dal collega Stefano Tosi, l’attore, commediografo e regista Annibale Ruccello, sta viaggiando verso il capoluogo partenopeo, di ritorno dalla Capitale,dove si è recato per un’incombenza burocratica. “Uhé, Ste’, io ti ringrazio per il passaggio!…sei stato veramente gentile!”, esordisce Ruccello, continunado: “…Anzi, vorrei scusarmi con te per non aver accettato subito… il fatto è che viaggiare in macchina, mi mette a disagio!…e poi avevo già comprato il biglietto del treno…pensa: ce l’ho ancora in tasca!… però,dopo una giornata così piena, non ce la facevo proprio ad affronatare la confusione dei vagoni…quindi ho colto al volo la tua proposta…così, almeno, possiamo approffittarne per chiacchiere un po’: è da tanto tempo che non ci vediamo!…sei sempre impegnato!…raccontami, dimmi di te!…”. “Anni’, che ti devo dire…ci sta poco da raccontare…la solita vita, le solite cose: i provini, le battute del nuovo spettacolo da imparare a memoria…A volte, i registi ti scritturano, altre volte ,ti liquidano senza nemmeno darti il tempo di dire :”A”…e altre ancora, mentre reciti, neppure ti asoltano!…Il nostro lavoro, lo sai meglio di me, è fatto così!…eternamenti appesi al filo dei sì e dei no, eternamenti precari!…”, argomenta Tosi, suonando bruscamente il clacson della sua auto. “Lo so, Ste’…lo so bene!…Tu non sai quanto ho dovuto aspettare prima che i critici capissero le mie commedie, la rottura con la tradizione di Eduardo, l’uso di un linguaggio nuovo, ibrido , che mescola dialetto e lingua colta, linguaggio dei Media e dei nostri avi!…Poi però hanno compreso e hanno iniziato a ad assegnarmi premi….la vita, Ste’, che ci vuoi fare, è fatta così, è fatta di cose inspiegabili, contraddittorie…ed inutile cercare una senso quando non c’è!…”, sentenzia Ruccello. “Anni’, se non sono troppo indiscreto,ma che ci facevi oggi a Roma?…”, domanda Tosi, incuriosito. “Ste’, mi fai una domanda a cui, in teoria, non potrei rispondere, ma in pratica, poiché sei un amico e di te mi fido, ti rivelerò il mio segreto: un paio di mesi fa chiesi al Ministero dei Beni culturali la qualifica di “Stabile d’Innovazione” per il mio teatro, il “Teatro Nuovo”, quella che io chiamo: “l’ufficialità del sipario rosso”,e ora me l’anno concessa…E’ o non è una gran bella notizia?…Da oggi in poi, a Napoli , avremo un vero e propio laboratorio artistico- culturale!…”, annuncia Ruccello, aggiungendo: “Poi, c’è anche un’altra cosa…Fra una settimana inzio le prove di un nuovo spettacolo: “La fiaccola sotto il moggio” di Gabriele D’Annunzio, con Pamela Villoresi ed Elena Zareschi…è un dramma familiare assai inquietante, ma io sono convinto che al pubblico piacerà…c’è dentro un elemento noire e misterioso che rende il testo dei primi del Novecento assai moderno…Ste’, mi raccomando, eh!, non dire niente a nessuno…Ricordati che io di te mi fido e che ti reputo un fratello!…Adesso, scusa,ma gli occhi proprio mi si chiudono e vorrei riposare un po’”. “Dormi, Anni’, dormi, dormi amico mio!…”, replica con i toni della tenerezza , Tosi, che, all’immprovviso,perde il controllo della vettura, schiantandosi contro un camion. Neanche il tempo di urlare, neppure il tempo per aprire gli occhi e salutare e gli attori, i commedianti, escono di scena, sparendo tra le quinte. Lo spettacolo , ormai, è finito: giù, il sipario.
“Aveva ancora tanto da dire e da donare, anche se scriveva soltanto quando aveva un’idea e non per rappresentare un lavoro, aveva tanti progetti e un grande amore per il Teatro”. Così, l’attrice Isa Danieli ricordava in un’intervista l’attore, commediografo e regista Annibale Ruccello. Nato a Castellammare di Stabia il 7 febbraio 1956, da Ermanno Ruccello e da Giuseppina de Nonno, poco più che ventenne,nel 1973, attratto dalle scene, scrive il suo primo testo teatrale, dal titolo: “Il rione”, tentando invano di farlo pervenire al maestro Eduardo De Filippo, presso il Teatro San Ferdinnado, tramite una comparsa di sua conoscenza. Alternata la passione per il Teatro e la recitazione agli studi universitari, svolti a Napoli, presso l’Università Federico II° , nel 1977 si laura in Filosofia con il massimo dei voti, con una tesi su “La Cantata dei pastori“, redatta sotto la guida del professore e mentore Luigi Maria Lombardi-Satriani. Quindi, dedicatosi alle scene, inizia a recitare a Torre del Greco, presso la Fondazione del Teatro del Garage di Gennaro Vitiello, dove incontra altri artisti ,tra cui i futuri registi Mario Martone ed Enzo Moscato. Studioso delle tradizioni popolari campane, si unisce al gruppo di ricerca del musicologo e regista Roberto De Simone, partecipando all’allestimento de “La Gatta Cenerentola“, nell’ambito del quale conosce l’attrice Isa Danieli, destinata a diventare la sua musa. Poi, fondata la cooperativa “Il Carro“, insieme con gli amici : Lello Guida, Carlo de Nonno, Francesco Autiero e Vanni Baiano, già membri della compagnia dei “Dodici pozzi“, nel 1978, conciliando l’impiego presso la Sovrintendenza ai Beni etno-antropologici ottenuto su concorso, porta in scena sul palco del Teatro San Ferdinando, la riedizione de “La Canatata dei Pastori” e “L’osteria del melograno“. Nel 1980, curate le rappresentazioni degli spettacoli “Rottami“, rivisitazione del teatro di Ionesco, “I gioielli indiscreti” di Denis Diderot e “L’asino d’oro o Ipata” , adattamento de “L’ Asino d’oro” dello scrittore latino Apuleio, la svolta. Licenziatosi, infatti, dalla Sovrintendenza, scrive il primo spettacolo in solitaria: “Le cinque rose di Jennifer”, cuisegue “L’ereditiera“, adattamento teatrale in prosa e musica del film di Willian Wyler, tratto dal romanzo di Henry James, in cui mescola atmosfere hollywoodiane con la tradizione partenopea. Ancora poco compreso dalla critica per la rottura con la tradizione drammaturgica dei De Filippo e per le sue atmosfere noire e decadenti, grazie al sodalizio tra la cooperativa “Il Carro” e il Teatro Nuovo, dà vita al “Teatro Nuovo-Il Carro”, raccogliendo un largo consenso di pubblico con le pièce, entrambe premiate con il riconoscimento IDI under 35: “Notturno di donna con ospiti”e “Weekend”. Nel 1985, reduce dalla breve parentesi d’attore, nello spettacolo “Ragazze sole con qualche esperienze” di Enzo Moscato, con Silvio Orlando e Tonino Taiuti, ritorna al doppio ruolo di commediografo, regista e interprete con la pièce “Ferdinando“, vincitrice del premio IDI come “miglior testo”, anche grazie alla recitazione intensa di Isa Danieli, protagonista della trama. Nello stesso anno,poi, realizza un adattamento teatrale del romanzo di Moravia “La Ciociara”, diretto da Aldo Reggiani. Scritti altri due spettacoli, nel 1986: “Anna Cappelli” e “Mamma: piccole tragedie minimali”, presentati al Premio Gennaro Vitiello, si esibisce per l’ultima volta il 23 luglio, nell’ambito del Progetto Dioniso di Montalcino. Il 12 settembre, infatti, dopo aver ottenuto dal Ministero dei Beni Culturali la qualifica di “Stabile d’innovazione” per il Teatro Nuovo, tornando dalla Capitale in macchina, anziché in treno come stabilito, muore in seguito a un incidente, insieme con l’amico Stefano Tosi, alla guida della vettura, a poche settimane dalla messainscena del dramma dannunziano “Fiaccola sotto il moggio” . A due mesi dalla scomparsa, presso il Teatro Tenda di Roma , debbuta postumo lo spettacolo: “Anna Cappelli“, interpretato da Benedetta Buccellato, e tra i suoi appunti viene trovato un abbozzo del dramma inedito “Sangue misto“, incentrato sul mito di una maternità generosa e sanguigna. Di Ruccello, e della sua opera, un critico ha scritto: “Lui stesso dichiarava di avere una predilezione per il brutto della vita,per questo ha portato in scena personaggi retrogradi , bigotti, infantili e irrisolti: dei tipi universali, la cui efficacia prescinde dal luogo di origine. Penso che i testi di Ruccello abbiano sempre delle ambientazioni ingannevoli: non ho mai pensato alla sua drammaturgia come legata a un tessuto reale. Sono scenari in cui Napoli è presente con le sonorità e l’ispirazione , ma è un contesto apparente. Un autore di così ampio respiro non può avere una delimitazione geografica: le sue influenze letterarie e cinematografiche , le sue ambizioni teatrali e le sue inquietudini sentimentali andavano evidentemente oltre il contesto dal quale proveniva. E trovo particolarmente interessante la sua capacità di “sporcare” la cultura napoletana”.
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