
Estate 1961. Roma, quartiere Prati. Negli studi Rai di via Teulada, sono in corso i provini per il varietà, prossimo alla messa in onda, “Studio Uno”, diretto da Antonello Falqui, già regista de “Il Musichiere”. Ballerine e ballerini attendono il loro turno fuori da una sala danza, all’interno della quale Falqui e il coreografo Don Lurio selezionano i componenti del corpo di ballo, quando arriva il turno di una ragazza sulla ventina, che , presentatasi, inizia a dimenarsi scompostamente sulle note di un cha cha cha, suscitando l’ira di Don Lurio, che ferma la musica, proveniente da un giradischi. Scusi!…senta un po’ signorina,ma questo a lei sembra modo di ballare cha cha cha?…Lei non balla, agita suo corpo e basta!…Per non parlare della facce che fa…lei batte troppo sue ciglia e poi quelle labbra…lei non puo’ cantare mentre balla…una vera ballerina concentra sua mente su passi…Signorina, io devo dire lei verità, lei , come ballerina è un autentico disastro!…”, esprime, netto, il suo giudizio, il coreografo Don Lurio,provocando la reazione della giovane donna. “Senti un po’, e te saresti er “grande coreografo”?…te saresti quello che se ne intende de danza?…ma te nun capisci niente!…Er cha cha cha, se balla così…io so’ Cesira Diotallevi, campionessa pluriennale der torneo de’ Ostia Lido, ho vinto pe’ due anni de seguito la coppa d’oro e pure quella d’argento…a me me chiamano l'”Abbe Lane de Trastevere”, che è er quartiere mio!…”, replica la ventenne, adirata. “Signorina, si calmi!…guardi, il nostro Don Lurio, che è un coreografo di fama internazionale, sa quel che dice!…!”, prende la parola il regista Falqui, continuando: “Lei , Cesira, ballare non balla proprio!…sì, si muove, ancheggia, ma noi, qui, abbiamo bisogno di vere ballerine che affianchino le prime donne del nostro varietà che sono due Bluebell, danzatrici del Lido di Parigi, lei capisce, no?…”. “Parigi?…il Lido?…ahò!, io non ce sto a capi’ niente!…io conosco solo il Lido de Ostia…e so solo che stammatina ho perso ‘n’sacco de’ tempo pe’ veni’ qua da voi…e c’ho er banco mjo de frutta e verdura tutto solo incustodito a Campo de’ Fiori!…”, si lamenta la giovane donna, attirandosi le simpatie di Falqui. “Non sono d’accordo con lei, sa, Cesira?…la sua non è stata una perdita di tempo…lei non sarà una ballerina…però è un personaggio…io sono convinto che, con un po’ di studio e una buona guida, come quella dei nostri autori, lei potrebbe diventare una brava attrice comica, magari una caratterista…Facciamo così, quando ha del tempo libero, magari quando non è impegnata con il bancone a Campo de’ Fiori, viene qua a studiare…poi, quando è pronta, potrebbe fare una apparizione, poi una particina in qualche parodia e ,infine , se si rivelerà davvero brava, un piccolo monologo…che ne dice?…”, domanda il regista. “Be’, se potrebbe pure fa!…E poi sai che te dico? che sei simpatico pure te!…vabbe’ va, m’hai convinto!…ma guarda che poi io vengo qua veramente e se nun mantieni la parola…altro che monologhi!…”, lo avverte, l’aspirante ballerina. “Tranquilla, Cesira!…La mia è una parola d’onore!…”, pone fine alla conversazione Falqui, dandole la mano, per poi abbandonare la sala per una pausa. “Tu sei stata molto fortunata, very lucky girl!…”, commenta Don Lurio, rivolgendosi alla giovane donna, “Tu hai incontrato un vero signore, un grande artista…un bravissimo regista, che diventerà il “padre del varietà” della Rai!…”.
“Ci lascia il papà del varietà. Il più grande di tutti. Ha fatto sognare gli italiani con i suoi spettacoli. Ho avuto anche il piacere di conoscerlo. Grazie Maestro! Grazie e ancora Grazie!”. Così, lo showman e conduttore Rosario Fiorello, ha ricordato il regista televisivo Antonello Falqui, scomparso all’età di novantaquattro anni e, congedatosi dal pubblico italiano e dai “seguaci” dei suoi profili Social, con queste parole, affidate ai familiari: “Sono partito per un Lungo Lungo Lungo Viaggio…” . Nato a Roma, il 6 novembre 1925, dal critico e scrittore Enrico Falqui, dopo un tentativo di intraprendere la carriera forense, attratto dal Cinema, abbandona ad un esame dalla laurea, la facoltà di Giurisprudenza, per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, che frequenta dal 1947 al 1949. Diplomatosi regista nel 1950, diventa aiuto di Curzio Malaparte, collaborando alla regia del film “Cristo proibito“, cui segue la realizzazione di altre pellicole. Un ambiente, quello del Cinema, che Falqui abbandona presto per approdare alla Televisione. Infatti, scritturato dalla Rai di Milano,lavora alla messa in onda delle prime trasmissioni sperimentali inaugurate il 3 gennaio 1954, e alla realizzazione di alcuni documentari. Raccolto un largo consenso di pubblico con la rubrica “Arrivi e partenze”, condotta dall’esordiente Mike Bongiorno, dal 1957 al 1960 dirige il primo programma di intrattenimento della Tv di Stato, “Il Musichiere”, presentato da Mario Riva. Poi, fra la fine degli anni Cinquanta e la prima metà degli anni Sessanta, in pieno boom economico, firma la regia di numerose edizioni dei varietà del sabato sera: “Canzonissima”, “Studio Uno” e “Teatro 10”, condotti da artisti come : Delia Scala, Nino Manfredi, Paolo Panelli, il Quartetto Cetra, Jhonny Dorelli, Franca Valeri, Mina, Alberto Lupo,Raffaella Carrà, Rita Pavone, Ave Ninchi, Lelio Luttazzi, le gemelle Kessler, Ugo Tognazzi, Aldo Fabrizi, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini, e speciali dedicati a cantanti e attori,quali: Patty Pravo, Gianni Morandi, Adriano Celentano, Gina Lollobrigida e Gino Bramieri. Nel decennio Settanta, scandito dalla Contestazione studentesca e dalle proteste operaie, invece, intrattiene i telespettatori con garbo e intelligente ironia, proponendo loro trasmissioni e riviste quali:”Dove sta Zazà”, “Milleluci”, “Fatti e Fattacci”, “Mazzabubù”, “Bambole, non c’è una lira”, “Il ribaltone”e “Due come noi”, all’interno delle quali lancia talenti destinati ad affermarsi in ambito televisivo, teatrale, cinematografico e musicale, come: Gabriella Ferri, Pippo Franco, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Pino Caruso, Christian De Sica, Isabella Biagini, Loretta e Daniela Goggi, Ornella Vanoni, Loredana Berté e Leopoldo Mastelloni. Negli anni Ottanta, contraddistinti dal sogno rampante degli yuppies e dalla leggerezza dei paninari,Falqui conduce il pubblico televisivo “Al Paradise“, varietà condotto da Oreste Lionello, nel quale si alternano volti noti dello spettacolo (Milva, Mariangela Melato, Heather Parisi) ed esordienti ( Carlo Verdone, Antonello Fassari, Massimo Wertmuller, Daniele Formica, Rodolfo Laganà, Paola Tiziana Cruciani) , per poi ricreare le atmosfere del Cinema, nello spettacolo “Cinema che follia!”, presentato , tra gli altri, da Christian De Sica, con la partecipazione del gruppo comico “Gli Specchio”. Regista di prosa teatrale ( “Idillio villereccio” di George Bernard Shaw, con Franca Valeri e Vittorio Caprioli) e televisiva (“Biblioteca di Studio Uno”, serie di parodie musicali di opere letterarieinterpretate dal Quartetto Cetra e “Giandomenico Fracchia”, con Paolo Villaggio) , nel decennio Novanta , caratterizzato dall’Audience e dalla pubblicità, dirige alcuni concerti di Luciano Pavarotti e un’edizione del “Pavarotti & Friends“, evento benefico voluto dal tenore di Modena. Abbandonate le scene da tempo, (ha rilasciato qualche anno fa, a un noto quotidiano , un’ultima intervista, nella quale ha espresso giudizi poco lusinghieri sulla televisione di oggi), è scomparso nella sua abitazione romana il 15 novembre , circondato dall’affetto dei cari. I funerali, si sono svolti il 18 novembre a Roma, presso la chiesa di S. Eugenio, a Viale Belle Arti. Numerosi, i messaggi di cordoglio inviati da personaggi noti, che hanno lavorato con lui, tra cui: Raffaella Carrà, che, su Twitter, ha scritto: “Addio Antonello Falqui, un grande della nostra TV. Lo accompagno con le mie preghiere”, mentre così ,lo hanno ricordato in una nota , il Presidente della Rai, Marcello Foa, e l’ad Fabrizio Salini: “Un genio della televisione , un maestro indiscusso che ha scritto alcune delle pagine più belle del servizio pubblico. I suoi programmi più famosi come “Studio Uno”, “Canzonissima”, il “Musichiere” o “Milleluci”, oltre ad aver segnato un’epoca, quella della tv in bianco e nero, costituiscono ancora oggi esempi di scuola a cui attingere a piene mani. La sua visione, la sua attenzione alla qualità e il suo tocco elegante costituiscono un’eredità di cui la nostra azienda sarà eternamente grata”.
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