
Gennaio 2018. Parigi, Place Vendome, primo arrondissement. Hotel Ritz. All’esterno del lussuoso albergo, l’attrice Catherine Deneuve attende il taxi che la condurrà in Place de la Concorde per un incontro di lavoro. Giunta la vettura, accomodatasi sul sedile posteriore, estrae dalla borsetta un fodero con dentro un paio di occhiali da sole, mentre dà indicazioni all’autista circa la direzione da prendere. L’uomo, di età matura, riconosciutala, le si rivolge con delicatezza e discrezione: “Signora Deneuve, scusi se la importuno, ma vorrei sapere quale strada preferisce percorrere per arrivare in Place de la Concorde?…” ; “Quale strada, dice?…non saprei, l’esperto è lei…” , replica perplessa l’attrice, aggiungendo: “Guardi, qualsiasi strada purché faccia presto…sa, sono già in ritardo!…”. “Scusi ancora se approfitto del momento, ma…io sono un suo ammiratore…sa quante volte ho visto il suo film “Bella di giorno”?…”, rivela imbarazzato il tassista, continuando : “Beh, bisogna proprio che glielo dica…lei , signora Deneuve, è stata il mio primo amore…Ah, che bei tempi, quelli!…I miei vent’anni…Quanto mi ha fatto sognare!…i suoi occhi così intensi, il suo viso così, così…luminoso!…Ora , che è qui, davanti a me, posso dirle realmente ciò che dicevo allora ,guardando una sua fotografia : com’è bella!…lei è davvero una bellissima donna…e anche una brava attrice…ma quanto a bellezza, non la batte nessuna…altro che Bardot, altro che Bellucci!…Oh, ma, forse sono stato troppo ardito!, mi scusi se in qualche modo l’ho offesa…sa, con quello che sta succedendo!…sì, dico, in America, nel mondo…le donne son tutte arrabbiate con gli uomini…giustamente, si intende, in certi casi… ma alle volte…il fatto è che noi uomini non sappiamo più come comportarci, abbiamo paura soltanto a fare un complimento!…”. “Ah, la penso esattamente come lei!…” , lo interrompe la Deneuve, concitata, “Penso che noi donne dovremmo smetterla di spaventare gli uomini…insomma , un conto è la violenza, un conto sono le molestie, un conto è un corteggiamento , magari anche un po’ invadente…oppure delle avances goffe, impaccaite , ma molto tenere come le sue!…E’ una questione di ruoli, ognuno ha il suo!… Non si preoccupi per i complimenti che mi ha fatto, li ho molto graditi…fare apprezzamenti in modo galante, non è un reato!…io non odio affatto gli uomini, come le presunte femministe di oggi!…Sono una donna libera, io!…libera ,quindi, di sedurre e di essere sedotta!…”.
“L’ondata di denunce social, dallo scandalo Weinstein in poi, è andata troppo oltre, creando un clima di caccia alle streghe e di “nuovo puritanesimo”. Con queste parole, rilasciate alla stampa qualche settimana fa, l’attrice Catherine Deneuve ha motivato la sua adesione al collettivo femminile , composto da cento tra scrittrici, critiche d’arte, attrici e professioniste francesi, mittenti di una lettera-manifesto indirizzata al giornale “Le Monde” dai contenuti assai critici nei confronti del movimento di protesta femminile #MeToo. Nata a Parigi il 22 ottobre del 1943 dai doppiatori Maurice e Renée , Catherine Fabienne Dorléac, questo il vero nome dell’artista, cresce insieme con la sorella Francoise nella capitale francese. Intrapresa la carriera di attrice ancora adolescente , nel 1956 esordisce sul grande schermo con il film di André Hunebelle “Le collegiali”. Scritturata da registi come Jacques Poitrenaud e Roger Vadim per parti secondarie nelle pellicole : “La ragazza super sprint” o “Il vizio e la virtù”, ottiene il ruolo di protagonista soltanto nel 1964, grazie a Jacques Demy, che la dirige nella commedia musicale “Les Parapluies de Cherbourg”. Ripresasi dal lutto per la morte improvvisa della sorella in un incidente stradale e dalla nascita del figlio Christian, avuto da Vadim, fra il 1965 e il 1967 conquista la fama internazionale con i film “Répulsion” di Roman Polanski e “Bella di giorno” di Luis Bunuel. Nel decennio Settanta, divisasi tra l’Italia ( è diretta da Marco Ferreri ne “La cagna” e in “Non toccare la donna bianca”, da Mauro Bolognini in “Fatti di gente perbene”, da Dino Risi in “Anima persa” e da Sergio Citti in “Casotto”) e gli Stati Uniti, dove recita al fianco di attori come Omar Sharif e Jack Lemmon, in seguito al divorzio dal fotografo inglese David Bailey,sposato nel 1965, vive un’intensa relazione con il collega Marcello Mastroianni, dalla quale nasce Chiara. Tornata alla ribalta cinematografica dopo un periodo di assenza, nel 1981 convince critici e pubblico con la pellicola di Francois Truffaut “L’ultimo metrò” , grazie alla quale si aggiudica i premi César e David di Donatello come “migliore attrice”. Poi, nel 1998, ottenuta una candidatura all’Oscar e un secondo César per il film di Régis Wargnier “Indocina”, nel corso della cinquantacinquesima Mostra del cinema di Venezia, riceve la Coppa Volpi per la “migliore interpretazione femminile” in “Place Vendome” di Nicole Garcia. Orso d’oro alla carriera e d’argento al Festival di Berlino per il ruolo di “Gaby” nel musical di Francois Ozon “8 donne e un mistero”, nel 2001 appare in “Dancer in the Dark” di Lars von Trier. Designata presidente di giuria della sessantareesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, nel 2008 è indicata dalla critica come possibile vincitrice del premio “migliore interprete femminile” al Festival di Cannes per “Racconto di Natale” di Arnaud Desplechin. Ambasciatrice UNESCO , impegnata nella difesa della “settima Arte” dai pericoli di Internet , ha sottoscritto qualche settimana fa , insieme con cento tra intellettuali e professioniste francesi , una lettera-manifesto inviata al giornale “Le Monde” ,nella quale si contesta apertamente il movimento #MeToo, nato in America e, diffusosi nel mondo, a seguito dello scandalo Weinstein. “Dopo il caso esploso ad Hollywood”, ha dichiarato ,infatti, l’attrice a una giornalista di VanityFair , “c’è stata una legittima presa di coscienza delle violenze sessuali esercitate sulle donne , in particolare in ambito professionale, dove alcuni uomini abusano del loro potere. E’ stata necessaria , ma adesso questa “liberazione della parola” ha provocato l’effetto opposto : ci viene intimato di parlare come si deve , di tacere ciò che scontenta e quelle che rifiutano di piegarsi a tali ingiunzioni sono viste come delle traditrici, delle complici. Perché ci sia libertà sessuale è essenziale che esista la libertà di sedurre e importunare. L’intento della nostra lettera è quello di separare in modo netto la “violenza sessuale”, che è “crimine”, dal “flirtare” , che non è neppure un reato. Gli incidenti che possono riguardare il corpo di una donna non necessariamente coinvolgono la sua dignità e non devono , per quanto sia a volte difficile, renderla una vittima perpetua. Perché non siamo riducibili al nostro corpo. La nostra libertà interiore è inviolabile. E questa libertà che amiamo non è senza rischi o responsabilità” .
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