
ROMA – Negli ultimi venti anni le piccole medie imprese hanno pagato un prezzo molto alto. Sono state vittime di una sinistra molto attenta a distruggere che costruire. Con la venuta del PD le cose sono peggiorate, ed ora l’economia occupazionale risente di tutte queste politiche contro il lavoro e l’occupazione.
I partiti di sinistra sono stati presi da un’overdose che non li faceva ragionare. A ridurre l’Italia come vediamo non è stato un popolo di incapaci e lavativi, ma una classe dirigente che non ha avuto la capacità e la competenza di governare. Il Paese è cresciuto con lo Stato che foraggiava un po’ a destra e un po’ a sinistra la grande industria, indipendentemente dal settore, mentre migliaia di piccole imprese si inventavano la vita, per di più bastonate da fisco e burocrazia. Hanno pagato di tasca loro la crisi resistendo fin quando hanno potuto, poi si sono arrese ed hanno chiuso bottega sotto gli occhi compiaciuti di una politica arrogante e inutile.
Ora è arrivato il nuovo che avanza, ma si sta ponendo sulla stessa scia di quella sinistra che ha causato il danno. Non tanto la Lega, ma il M5S ormai sta diventando la vecchia rifondazione comunista. Sta concentrando tutte le sue politiche sul vecchio modello bertinottiano.
Il nuovo governo si definisce del cambiamento, e solo per questo sarebbe grottesco se non sostituisse un sistema di potere creatosi negli ultimi anni sulla base di fortissimi rapporti tra il mondo della grande industria e i politici. Un sistema che ha portato alla distruzione del vero tessuto produttivo del paese: le PMI. Ma si evidenza che nemmeno il M5S ha le capacità giuste per creare condizioni di sviluppo capaci di rimettere in moto la macchina occupazionale del paese. Il decreto dignità, così com’è scritto, non può produrre occupazione.
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