
Il capo dello stato non ha nessun piano B per fronteggiare un’eventuale crisi di governo, l’unica soluzione sarebbe il ritorno immediato alle urne, anche a giugno, subito dopo le europee.
La situazione sta degenerando sulla Tav. La Torino-Lione sarà ricordata come la caduta del governo gialloverde. Più del 60% del popolo italiano vuole quella infrastruttura, solo che il M5S non la vuole, è una promessa elettorale, quindi farà cadere il governo ma non cede.
La situazione italiana è difficile, e l’attuale governo fra qualche mese deve presentare anche il Def, e forse la Tav è solo un pretesto, proprio il documento economico impensierisce il governo. Sui numeri non si scherza, e il documento è l’apripista alla prossima manovra economica. Le vere difficoltà stanno più in questo che sulla Tav.
Il M5S crede di essere ancora quella forza che ha riscosso il 33% di consensi alle scorse politiche. L’illusione potrebbe durare poco, visto che il sentimento popolare nei confronti dei grillini è mutato tantissimo.
Una crisi di governo e il ritorno al voto significano la fine politica di Di Maio e di una buona parte del movimento. Quel 33% non ritornerebbe facilmente. Le altre forze politiche in questo anno di governo gialloverde hanno tentato la riorganizzazione, gli scenari sono cambiati e quel consenso massiccio nei confronti dei grillini è andato scemando. Il mutamento c’è stato, e il movimento tutto dovrebbe prenderne atto.
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