
La festa patronale, figlie di radici antiche e fortemente religiose, ma festeggiate con grande sfoggio di velleità e addobbi, sono una parte importante dell’economia italiana. Sono attrattori di pubblico. Oltre ad essere punto cardine delle tradizioni del bel paese. Dietro ogni festa patronale o sagra che sia, ci gira una filiera economica fatta di tanti piccoli artigiani. Bande musicali, pirotecnica, luminarie, luna park, bancarelle varie. È un mondo vario che elencarlo tutto non e facile. Intorno a questo mondo vasto, ci sono persone che ci vivono. Il coronavirus ha dato un freno anche a questa economia che, proprio a partire dal mese di marzo alza le saracinesche per poi chiuderle a fine ottobre. Insieme alle feste patronali ci sono anche una serie di manifestazioni di altro tipo, comprese le sagre. Ebbene, questo settore, che pochi considerano, perderà milioni di euro in questi mesi di stop. Uscire da questa situazione non sarà del tutto veloce, quindi buona parte di feste già programmate da marzo a maggio salteranno o forse riviate fin dove è possibile. Un circuito che procura lavoro. Sono migliaia e migliaia le persone che lavorano e vivono intorno alle feste patronali. Un danno di non poco conto per tantissime famiglie, specialmente nelle regioni del sud, dove le feste patronali sono punte di diamante delle tradioni locali. In Campania, Puglia, Calabria e Sicilia le feste patronali si fermeranno per via dei decreti restrittivi covid-19, ma con esse si ferma un’economia che va tutelata.
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