
Estate 2018. Roma, via dei Fori Imperiali. In una nota libreria,il regista e sceneggiatore Dario Argento ha appena terminato la presentazione della sua prima raccolta di racconti dal titolo: “Horror. Storie di sangue, spiriti e segreti”, quando raggiunge a cena , in un ristorante nei dintorni, un produttore per parlare del suo prossimo film. Arrivato in anticipo, prende posto al tavolo prenotato e attende l’arrivo del suo commensale. Quindi, avvicinato da una giovane camerira dà un’occhiata al menù per ordinare, interrompendo poi la consultazione per rispondere al cellulare. “Ah, vabbe’, ho capito!, quindi farai tardi?…Allora, ti aspetto…nel frattempo oridinerò un antipasto!…Ciao, a presto!…”, si congeda dall’interlocutore, il regista, rivolgendosi poi alla camerira: “Signorina, mi scusi, ma dobbiamo disdire l’ordinazione…quindi, niente primo e contorno,ma un antipasto…la persona che sto aspettando farà un po’ tardi e posso prendermela comoda!…”. “Un antipasto, ha detto?…le consiglierei la nostra mouse di formaggio fuso su un letto di pane di Altamura…”, propone la cameriera. “Ah, no, no!…andiamo sul semplice, andranno bene anche un paio di bruscchette con il pomodoro, grazie!…”, risponde il regista. “Come vuole!, allora vada per le bruschette!…Senta, non vorrei sembrarle maleducata , ma io l’ho riconosciuta… lei è il regista…quello horror?….apetti eh, che c’ho il suo nome in mente… Aspetti che mo’ me viene…Ecco, sì: lei è Argento, Dario Argento!…”Il Re dell’Horror”!…”, esclama la camereriera. “Noooo!..cioè volevo dire sì, insomma sono io, ma questa etichetta di “Re dell’Horror” proprio non mi si addice!..anche perché in tutta la mia carriera avrò fatto sì e no tre, quattro Horror, il resto della mia filmografia è fatto da thriller…”, precisa il regista, incalzato dalla giovane donna,che , perplessa, domanda: “Perché, scusi c’è una differenza?…Horror, Thriller…alla fine, le trame sono tutte uguali: mostri, assassini, paura!…”. “Spero che lei stia scherzando , signorina!…lei si è resa conto di ciò che ha detto?…Certo, che c’è una differenza…l’Horror ha in sé l’elemento fantastico, i mostri, l’invenzione di mondi e dimensioni parallele…il Thriller , invece, è incentrato sulla suspence, i delitti, specie seriali…”, spiega il regista. “Ah, guardi, lei andrebbe perfettamente d’accordo con mio fratello…è un vero patito del genere…ma francamente a me , questo tipo di film, dice poco o niente!…”, constata la cameriera, interrotta dal regista, che, adirato, sbotta: “Sa perché lei dice così?, perché il pubblico, gli spettatori non sono più abituati alle trame, al racconto del regista e della macchina da presa , ma alla somma di tante immagini prodotte dal digitale e tutte orribili, così da spettacolarizzare ogni cosa, creando un sovraccumulo , una saturazione di scene , tutte perfette, per carità!, ma superficiali, scontate, tutte uguali tra loro e con poco spessore e poco respiro, perché i registi, oggi, non danno più importanza alla psicologia dei personaggi, al loro inconscio!…E in questo modo, alla lunga, il cinema Horror sparirà, privandoci dell’ultimo appiglio, che ci è rimasto, che è la fantasia, voce del nostro io più profondo!…”.
“Nella mia carriera da regista ho fatto moltissimi film, tutti diversi tra di loro, non solo come storia, ma anche come genere. Trovo assurdo essere definito “Re dell’Horror” in quanto non ho fatto solo film Horror, anzi. Ognuno dei miei film, per me, è un piccolo capolavoro e ognuno ha la sua gestazione più o meno complessa”. Così, il regista e sceneggiatore Dario Argento, in un’intervista rilasciata alla vigilia del suo ottantesimo compleanno,festeggiato qualche settimana fa. Nato a Roma il 7 settembre del 1940 da Salvatore Argento, produttore cinematografico di origini siciliane e di Elda Luxardo, fotografa di moda brasiliana di origini italiane, sin da piccolo è attratto dalle immagini. Iscrittosi al liceo classico, abbandona gli studi al secondo anno, e non ancora maggiorenne si trasferisce a Parigi dove risiede per qualche tempo,mantenedosi grazie al lavoro di cameriere. Poi, rientrato in Italia nel 1957, inizia a collaborare con la rivista “L’Araldo dello Spettacolo”, per cui cura una rubrica di Teatro, Cinema e Musica. Appassionato di cinema e, in particolare dei generi della Nouvelle Vague,dell’Horror e degli Spaghetti-Western, verso la fine degli anni Sessanta, intraprende una collaborazione con il quotidiano romano “Paese Sera” in qualità di critico, per poi dedicarsi alla sceneggiatura di diversi film, tra cui : “Metti una sera a cena” di Giuseppe Patroni Griffi, “Scusi, lei è favorevole o contrario?” di Alberto Sordi e “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Nel 1969, fondata con il padre una società di produzione, la S.E.D.A. Spettacoli, dà vita al suo primo film in veste di regista, un lungometraggio a mezzo tra l’Horror,il Thriller ,il Giallo e il Noire dal titolo: “L’uccello dalle piume di cristallo“, tratto dal romanzo “La statua che urla” di Fredric Brown. Quindi, raccolto un largo consenso da parte dei critici, colpiti dalle tecniche di ripresa impiegate, come lo stacco dal piano lungo al primo piano o l’uso dei primissimi piani su occhi e oggetti, e dalla cura per i dettagli e dall’interesse per le psicologia e l’incoscio dei personaggi, nel 1971 gira altre due pellicole : “Il gatto a nove code” e “Quattro mosche di velluto grigio” , che, insieme al primo film, costituiscono la “Trilogia degli animali“. Noto ormai come l'”Hitchcook italiano”, nel 1973, accetta la proposta della Rai di produrre e dirigere una serie in quattro episodi dal titolo “La porta sul buio“, cui segue la breve incursione nel filone dell'”ottocentesco popolare”, con la pellicola “Le cinque giornate“, sull’insurrezione della cittadinanza milanese contro gli austriaci del 1848. Tornato all’Horror nel 1975, realizza il film “Profondo rosso“, che riscuote un vasto successo di pubblico, bissato con la pellicola “Suspiria“, fiaba gotica moderna, ambientata nella Foresta Nera di Friburgo. Nel decennio Ottanta, invece, alterna i generi Horror e Thriller girando i film: “Inferno”, “Tenebre“, “Phenomena” e “Opera“. Ispirato dai racconti di Edgar Allan Poe, nel 1990 dirige, insieme con George A. Romero, “Due occhi diabolici“,cui seguono i Thriller “Trauma“e “La sindrome di Stendhal” e il remake di un classico dell’Horror gotico “Il fantasma dell’opera“, pellicola quest’ultima, nella quale il ruolo di protagonista è interpretato dalla figlia Asia, avuta dall’attrice Nadia Nicolodi, conosciuta dopo il divorzio dalla moglie Marisa Casale, madre della prima figlia Fiore. Attivo anche nel nuovo Millenio, fra il 2001 al 2012 , dirige i film Thriller : “Non ho sonno“, “Il Cartaio”, “La terza madre” ,”Giallo” e “Dracula 3D“, presentato in anteprima e fuori concorso al Festival di Cannes. Insignito del Premio alla carriera dal Reykjavik International Film Festival, sempre nel 2012, conduce su Rai Movie il programma “100 pallottole d’Argento“, nel quale presenta cento pellicole della storia del cinema da lui selezionate. Debuttato come scrittore della serie di racconti: “Horror. Storie di sangue , spiriti e segreti” editi da Mondadori, e come sceneggiatore di fumetti: “Dylan Dog- Profondo nero“, edito da Bonelli, nel 2019 riceve il Premio David di Donatello alla carriera. Cimenatosi anche nelle regie teatrali e di opere liriche (dirige la commedia musicale tratta dal suo film “Profondo rosso“, Macbeth di Giuseppe Verdi , Lucia di Lammermoor di Donizetti e Salomé di Richard Strauss) , di recente , ha annunciato di avere in cantiere un nuovo progetto: la regia di “Occhiali neri-Black Glasses“, pellicola interpretata nuovamente dalla figlia Asia. Di sé e della sua arte , ha detto: “E’ impossibile non essere affascinati dal male, in quanto è il nostro compagno di viaggio. Io, nei miei film, racconto la mia parte oscura, i miei pensieri più nascosti. Tutta una parte psicologica che il cinema oggi, troppo impegnato a spettacolarizzare ogni azione, ogni avvenimento e storia, non fa più. Secondo me, c’è un sovraccumulo di scene rese possibili dal digitale. Per questo motivo, i registi hanno perso la psicologia dei personaggi e si buttano a fare scene una più atroce dell’altra, senza pensare che l’accumulo porta alla saturazione”.
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