
Anche se da più parti viene smentita l’esistenza di una fronda di senatori e parlamentari pronti a lasciare il movimento per altri gruppi politici, nei corridoi del palazzo la sensazione che qualcosa sta per esplodere all’interno del movimento. Ieri la Grillina Gelsomina Silvia Vano ha annunciato il suo passaggio in Italia Viva, il nuovo partito costruito da Matteo Renzi. Ma non è la sola, sembra che altri nomi siano intenzionati a sbarcare nel porto di Renzi. Non solo, altri senatori, ma anche parlamentari, sono pronti a fermare la loro avventura con il movimento e passare alla corte di Salvini.
Ma anche tra i big ormai storici del M5S le frizioni sono alla portata giornaliera. Dopo Mario Giarrusso, che martedì aveva chiesto espressamente un passo indietro di Di Maio, in modo differenti ci sarebbe la posizione di una decina di senatori. Nel mirino, come già avvenuto in passato, ci sono soprattutto gli eletti all’uninominale, meno legati al M5s e provenienti dalla società civile. Sono proprio questi che impensieriscono il capo politico, nonostante abbia smentito dell’esistenza di una fronda contro di lui.
Per ultimo l’ex ministro della Salute, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha mosso una critica netta al ruolo del capo politico, attualmente ricoperto da Luigi Di Maio: “Per me non è in discussione la persona ma il ruolo del capo politico, che è privo di contrappesi. Ci vuole collegialità nelle decisioni”.
Sono tanti malumori che serpeggiano all’interno del parlamento, ma anche al base, quella che vota spesso sulla piattaforma oscura, è in subbuglio. Nelle realtà locali il sentimento nei confronti del M5S è mutato notevolmente, e dissensi sono molteplici. Ma anche l’elettorato che il 4 marzo ha dato credito al M5S, una buona parte, ha già traslocato verso altri lidi riscontrando nel movimento di oggi una netta deriva a sinistra e di un ecologismo che frena la crescita del paese. In tutto ciò, chi ne paga le conseguenze, è Luigi Di Maio, che ormai è alla canna del gas, e presto potrebbe vedersi spodestare nel suo ruolo di capo politico del movimento.
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