
È stato catapultato sul tetto del mondo dal sistema a cinque stelle, ma in effetti il ragazzotto della periferia dell’hinterland napoletano, non sapeva nemmeno come muoversi nei labirinti oscuri della politica. Grillo il furbacchione, ha preso un bel gruppo di giovani e li ha catapultati in politica. Poverini, sono stati polverizzati in soli 14 mesi. Non appena è successo il patratac, il capo dei capi è risceso in campo, e tutti in fila ubbidienti a rispettare le scelte che giungevano dall’alto.
Se Di Maio fosse stato l’autentico capo politico del movimento, avrebbe fatto accettare la sua linea, altrimenti prendeva atto di non essere più lui a decidere e lasciava l’incarico. Un politico saggio, di vecchia caratura, cosi faceva. Di Maio non l’ha fatto, ha accettato che altri decidessero per lui. La sua linea era molto distante da accettare un’alleanza col PD, semmai voleva ricucire lo strappo con la lega e riformare un nuovo governo. Non aveva fatto i conti con Conte che, ormai, lo aveva superato nelle decisioni. Si sussurra che nemmeno la scelta del Conte bis fosse arrivata da Di Maio. Sarà vero? Se così fosse, si è solo fatto credere all’elettorato che lui comandasse il barcone, ma in effetti a remare erano altri. E sì, con Zingaretti ragionavano altri già da un bel po’ di tempo. Ma non solo con Zingaretti, anche con l’anima più folta del PD, quella che fa capo a Renzi, i grillini di altra sponda facendo accordi ancor prima che cadesse il governo gialloverde. Per questo si è giunti a votare in Europa insieme al PD, gettando nel mezzo dell’oceano quello che un tempo era il movimento antieuropeista per eccellenza. L’avrà scelto Di Maio? Sono in molti a credere che non sia stato lui a decidere cosa fare in Europa, e tutto sia partito da scelte piovute dall’alto.
I nemici Di Maio li ha avuti tutti in casa. E sono stati loro a fregarlo remandogli contro. Molto probabilmente la vita politica di Di Maio finisce non appena finisce questa legislatura. Ormai è un leader inesistente, fantasma, e la linea politica dettata dal capo, che vede il movimento ormai confluire in un sistema di centrosinistra, porterà il giovane grillino a fare le valige. Di sicuro nel movimento cambieranno altre cose. Già adesso, di quello che era il movimento, non esiste più nulla. È una creatura politica di altro genere, molto identica alla vecchia casta. L’effetto che si è avuto negli anni addietro si è smorzato, ormai gli elettori non credono più nel M5S e difficilmente riuscirà a raggiungere risultati riguardevoli. È chiaro che tutte le colpe le faranno ricadere su Di Maio, essendo lui il capo politico, sulla carta, ma ha subito la supremazia di chi ha deciso per lui.
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