
NAPOLI –Si è aperta una fase in cui la città di Napoli tenta di reagire alle negatività che gli sono piovute addosso per colpa di fenomeni di violenze dettate da gruppi di giovanissimi contro altri giovani. Raccontare i fatti che ruotano intorno alla città di Napoli, e non solo, che derivano dalla malavita organizzata, può essere uno dei fattori che ha spinto giovani a comportarsi in una certa maniera.
Nonostante diminuiscono i reati -in particolare quelli predatori, come si evidenza dalle mille rapine in meno, nonché dalla sensibile riduzione di omicidi e furti – resta comunque alta la percezione di insicurezza da parte dei cittadini. Ed è proprio la criminalità minorile ad impensierire maggiormente i cittadini. Come ha sottolineato il presidente della Corte di Appello di Napoli De Carolis e il procuratore generale Riello in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: “La recrudescenza delle violenze commesse dalle baby gang negli ultimi tempi è costituita dal fatto che diversi casi si sono registrati anche in zone che venivano ritenute sicure e non più soltanto nelle periferie degradate”.
Quindi la violenza non più legata a fenomeni di sottosviluppo, bensì un effetto che ha colpito i giovani, forse, proprio attraverso un racconto delle gesta dei camorristi che ultimamente circolano imponenti sui media sotto forma di fiction. Un effetto domino che fa parte di una cattiva cultura mediatica, che dovrebbe mettere insieme il bene e il male, ma cercando di raccontare i fatti senza creare quella emulazione capace di influenzare i giovani.
Articoli simili: