
È inutile girarci intorno, stiamo vivendo una situazione inimmaginabile, a cui il paese Italia non era preparato. Il nostro già è un paese con enormi difficoltà economica. Il debito pubblico sale sempre di più e, in questo frangete, altri debiti si sommano ai vecchi. È una situazione difficile da snellire in questa fase drammatica, ma il dopo non sarà del tutto facile. Come non sarà facile per le persone assorbire nell’immediato gli effetti psicologici di questa epidemia. Si vive una situazione stressante, che porta le persone a demoralizzarsi facilmente ed entrate in quel tessuto fatto di ansia e panico.
La crisi Covid già sta aumentando il divario fra le famiglie italiane. Ci sono famiglie che possono risparmiare e stanno mettendo sempre più denaro da parte e chi invece ha subito dei danni e teme ora di non riuscire a sopportare un nuovo lockdown. Lo spiega la tradizionale ricerca Acri-Ipsos, in occasione della Giornata del Risparmio, mette in evidenza le contraddizioni di una situazione inedita per il nostro paese dove i consumi si indeboliscono sia per le chiusure forzate sia per i timori e non si investe ma si parcheggia la liquidità sui depositi, per utilizzarla in caso di bisogno.
È un dato rilevante, poiché il dopo epidemia farà trovare un paese ulteriormente diviso a metà. E le differenze sociali peseranno di molto sulla vita delle persone, incidendo di molto anche sul fattore psicologico.
“C”è una grande polarizzazione fra gli italiani” e “questo aumento del risparmio non accresce gli investimenti e non è un motore di sviluppo”, sintetizza il presidente dell’Acri Francesco Profumo che presenta la ricerca al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, al ministro dell’economia Roberto Gualtieri e al presidente Abi Antonio Patuelli.
Il divario è già in atto “la percentuale di italiani
che si identifica con chi risparmia senza troppe rinunce (58%) e che guarda con
soddisfazione agli ultimi 12 mesi, periodo durante il quale è accresciuto il
proprio accantonamento di riserve. Ma l’altra faccia della medaglia è che nel
2020 il 27% del campione contro il 23% dell’anno precedente ha dichiarato di
essere stato colpito (il 13% in maniera grave come la perdita del posto del
lavoro o la mancanza di stipendio).
E un 30% dell’inchiesta afferma che la “situazione economica
personale/familiare non consente di affrontare un nuovo lockdown”.
Nei prossimi mesi dai dati ufficiali Istat e della Banca d’Italia, si potrà capire quanta ricchezza è stata effettivamente danneggiata dalla crisi Covid e quale è stata la perdita non solo per autonomi, commercianti o pmi direttamente colpiti ma anche per chi percepisce uno stipendio fisso da aziende comunque in crisi. “Una quota significativa di italiani, seppur minoritaria, sta velocemente riducendo la propria capacità di resistere alle difficoltà, mentre altri la stanno migliorando” rileva la ricerca. Il covid non ha danneggiato proprio tutti, c’è chi si è arricchito ulteriormente e chi invece ha dovuto lasciare sul terreno quasi tutto.
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