
Ha preso il 70% dei voti, Vincenzo De Luca, solo perché ha saputo usare bene il suo lanciafiamme nella prima fase dell’epidemia. E sì, ma solo perché in quel frangente, mentre al nord si moriva e c’erano tantissimi casi positivi, è stato facile fare il lanciafiamme quando tutto andava bene. In Campania c’erano pochi casi, non c’era l’inferno che si viveva tra la Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Anzi, la Campania poteva anche ospitare pazienti delle altre regioni, tanto la sanità stava reggendo l’urto dei pochi contagi giornalieri. Erano pochissimo rispetto a quello che sta succedendo adesso.
Ora si è capovolto tutto, e non appena il virus ha deciso di farsi sentire come lui sa fare, il castello di De Luca si è sgretolato in pochissimi giorni dalla sua rielezione. Quel 70% è giù un vecchio ricordo dell’era politica deluchiana. L’atteggiamento assunto dal governatore campano durante la prima ondata, quando la Campania fortunatamente avevano un ruolo marginale nella diffusione del contagio, è andato bene per farlo rieleggere. Oggi, che il coronavirus sembra colpire indistintamente tutto il Paese, sono iniziate le difficoltà della Campania portando fuori il marcio della sanità campana che inizia ad avere serie difficoltà.
Noi dell’informazione ogni giorno ci confrontiamo con questa triste realtà, poiché le informazioni le reperiamo direttamente lì dove c’è l’inferno, chi sta vivendo in prima linea, nella trincea della sanità campana, il disagio che si vive nelle strutture ospedaliere e nei pronto soccorso. De Luca e i suoi uomini, pure quelli che hanno invitato i cittadini a votarlo perché candidati con lui, consigliamo di andare negli ospedali e nei pronto soccorso a vedere cosa sta succedendo e cosa non funziona. De Luca non deve predicare inutilmente dietro a una bella scrivania comoda sparando le solite metafore da prima ondata, perché ora non vanno più bene, la seconda ondata sta mettendo in ginocchio la già malandata sanità campana.
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