
Inverno 2019. Napoli. In un vicolo dei Quartieri Spagnoli, passata da poco la mezzanotte, di ritorno dalle prove del suo spettacolo, il cantautore e chitarrista Enzo Gragnaniello parrcheggia l’utilitaria non lontano dalla sua abitazione, accanto alla porta di ingresso di un seminterrato, che i partenopei sono soliti chiamare “basso”, dal quale, all’improvviso, esce una donna sulla settantina in vestaglia e pantofole. “Ne’, Signo’…signoreee..e voi che ci fate qua davanti a casa mia?…”, domanda l’attempata signora, intenta a ritirare il bucato ancora appeso allo stenditoio. “Ne’, Signo’…come che faccio?…che , non lo vedete?…sto nella mia macchina e medito!…”, risponde il cantautore, suscitando l’ilarità della donna, che lo incalza: “Che fate voi ?…scusate, potreste ripetere che non ho capito bene?….”, chiede la signora, avvicinanndosi al finestrino dell’automobile di Gragnaniello. “Signo’, mi dovete perdonare…quello, il fatto è che io, ogni tanto, parlo strano…Prima, vi dicevo che io sto qua nella mia macchina per meditare…nel senso di pensare…di riflettere, come dite voi?…”, spiega il cantautore e musicista alla donna che, prorompendo in una risata, constata: “Uh, e proprio qua dovete “pensare”?…scusate, ma non la tenete una casa?…e poi, vostra moglie non vi dice niente che a quest’ora non vi ritirate e state ancora qua , in mezzo alla strada?…”, rilancia la signora, cui Gragnaniello risponde: “Signo’, come no, certo che una casa la tengo!…io abito proprio qua dietro, a Santa Teresa degli Spagnoli…e quanto a mia moglie…lei lo sa che stanotte no n torno a casa, l’ho chiamata prima per dirle che restavo in maccchina per pensare…”. Scusate se mi intrometto nei fatti vostri…”, insiste la signora, “Ma voi che lavoro fate?…Domani mattina non vi dovete svegliare presto?…”. “Eh, Signo’…che miestiere faccio, mi chiedete?…Io sono un cantautore…canto, suono e scrivo canzoni”, ribatte l’artista, continuando: “…stasera, abbiamo fatto le prove dello spettacolo che porto in scena al Teatro Augusteo…dopodomani debuttiamo…e allora,mi è venuta un po’ di malinconia, perché il periodo più bello è quello delle prove…là, lo spettacolo è tuo…poi, una volta che l’hai portato in scena, diventa del pubblico…quindi…avevo bisogno di stare un poco solo per abituarmi all’idea…”. “Scusate, ma ancora non ho capito una cosa: questa malinconia non vi può passare a casa vostra?…vi deve passare proprio fuori dal basso mio?…”, domanda la signora. “Signo’, scusate, ma voi da stamattina all’alba proprio a mezzanotte dovete ritirare i panni?…Non vi pare un poco tardi per le faccende?…”, replica Gragnaniello, chiosando: “Signo’, perdonatemi, so’ stato un poco maleducato…il fatto, volete sapere qual è?…è che io sin da bambino sono stato uno spirito libero, non ho mai avuto paura della solitudine…figuratevi che a otto anni,di notte , scappavo di casa per dormire nelle auto che stavano nel mio quartiere e mamma’ era costretta a uscire per cercarmi in lungo e largo per il rione…Figuratevi, che da allora, per questo, i miei familiari e i miei amici mi chiamano: “Viento ‘e terra”, perché sono libero…libero come il vento caldo che d’estate viene da terra!…”.
“Nella mia musica c’è il senso di libertà, il sentirmi libero da tutto quello che c’è intorno, affrontare il quotidiano come lo vivono gli altri, facendomi una passeggiata vicino al mare , allietandomi delle cose belle che mi circondano. Ho sempre affrontato la vita in questo modo, è come mettere le radici in profondità, prima o poi i rami devono andare verso l’alto”. Così, il cantautore e chitarrista Enzo Gragnaniello, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa, in occasione dell’uscita del suo ultimo album “Lo chiamavano vient’ ‘e terra“. Nato a Napoli, il 20 ottobre 1954, da piccolo frequenta la scuola Elementare “Oberdan” insieme con Pino Daniele, per poi dedicarsi alla musica, alla quale alterna una serie di lavori. Nel 1977, entrato nel Comitato dei Disoccupati Organizzati, insieme con Gennaro De Rosa, Lorenzo Piombo, Roberto Porciello, Francesca Veglione, forma il gruppo musicale “Banchi Nuovi” con cui incide le prime canzoni di denuncia sociale, scritte dagli autori Piombo e Porciello. Quindi, all’inizio degli anni Ottanta, intrapresa una ricerca sulle radici della musica e della canzone partenopea, parte per Berlino, dove partecipa al Festival delle tradizioni popolari. Poi, fatto ritorno a Napoli, fra il 1983 e il 1985, pubblica i dichi: “Enzo Gragnaniello” e “Salita Trinità degli Spagnoli“, quest’ultimo ispirato al quartiere in cui risiede tutt’oggi , e nel 1986 vince la sua prima Targa Tenco, premio che vincerà altre volte( nel 1990 e nel 1999). Nel 1991, scritto il brano “Sta musica“, cantato dal maestro Murolo con Consiglia Licciardi, inserito nell’album “Na Voce ‘na Chitarra”, bissa il successo nel 1992 con “Cu’mme”, canzone incisa sempre dal maestro Murolo con Mia Martini, per la quale nel 1989 aveva composto la canzone “Donna”. Nel 1999, partecipato in gara al Festival di Sanremo, in coppia con Ornella Vanoni,con il brano “Alberi” ,prodotto dalla casa discografica Sugar di Caterina Caselli, pubblica l’album “Oltre gli alberi”. In seguito,cimentatosi nella recitazione, interpreta il film diretto da Nino D’Angelo “Aitanic” e scrive e canta ,insieme con il gruppo rap La Famiglia canzoni , quali: “Suonn’, sott’ ‘ngopp” e “Odissea” e compone per Andrea Bocelli il brano “‘O mare e tu”. Nel 2001, incisi i dischi , “Balìa” ed “Erba cattiva”,quest’ultimo ritenuto dai critici il “disco della maturità“, parte per una tournèe nazionale e internazionale e fra il 2007 e il 2009 partecipa alla manifestazione canora “Viva Napoli” e allo spettacolo “Omaggio a Sergio Bruni“, nell’ambito del premio intitolato a quest’ultimo, durante il quale duetta con Mario Trevi sulle note di “Indifferentemente“. Nel 2011, ricevuto il Premio Artistico, Culturale e Musicale “Armando Gill“, perché, come il primo cantautore novecentesco, Michele Testa, “ha fatto dell’estemporaneità e della ricerca della poetica popolare la propria cifra stilistica“, pubblica “Radice”, disco da lui stesso arrangiato e realizzato in collaborazione con il gruppo “Sud Express“, composto da Franco Del Prete alla batteria, Piero Gallo al mandolino e alle chitarre, Francesco Iadicicco al basso ed Erasmo Petringa al violoncello. Di recente, vinti i premi Disco Days, alla Fiera del Disco e della Musica, e la Targa Tenco per il miglior album in dialetto, “Lo chiamavano Vient’ ‘e Terra“e, aderito alla mostra fotografica “La gente di Napoli“, di sé e dell’arte di scrivere canzoni, ha detto: “Io non so come compongo le canzoni. La vita è fatta di tanti umori che ci accompagnano dalla mattina alla sera, il segreto è saper cogliere l’essenza di ciascuno. Sono stati d’animo che si riflettono nei sogni, figuriamoci nelle canzoni. Quando abbraccio la chitarra e mi metto a suonare divento un mezzo, un veicolo, mi lascio andare e ascolto ciò che ho dentro. Non ci sono regole o posti precisi che mi spingono a comporre, è un riflesso incondizionato, un momento che va colto ovunque possa trovarmi. Insomma, nun se può spiega’”.
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