
ROMA- La politica non è un arte. La politica non è un affare personale. La politica è un servizio temporaneo al servizio della nazione. Onorevole significa onore alla patria. Evidentemente tutto ciò i politici non sanno nulla, il loro interesse sembra accumulare quante più ricchezze possibili e avere tutti i diritti che non vengono dati ai cittadini comuni. Loro sono eletti dal popolo, che stupidamente continua a votare sempre le stesse persone lasciandogli il mandato in mano di fare quello che vogliono senza rispettare in pieno il mandato per cui sono eletti.
Ed ecco succede che quando si cerca di togliergli quello che loro si sono costruito facendosi delle leggi a favore delle loro cariche politiche, succede la rivolta. Infatti ci sono due proposte di tagli di vitalizi. Sarebbe una cosa che farebbe onore alla politica, invece ci sono dure proteste contro il taglio ai vitalizi da parte degli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. La rivolta è andata in scena durante due distinte audizioni alla Commissione Affari costituzionali della Camera, impegnata nell’esame di alcune proposte di legge che prevedono una sforbiciata agli assegni. Avete capito bene voti italiani che continuate a votarli: i loro diritti non si tagliano, le pensioni dei cittadini comuni sì, quelle si devono tagliare, dicono i politici infatti fanno leggi indirizzate sempre a tagliare le pensioni dei poveracci.
Per gli ex parlamentari è intervenuto il presidente dell’Associazione, Gerardo Bianco, e Antonello Falomi che hanno messo in discussione lo strumento della legge per intervenire su indennità e vitalizi dei parlamentari e degli ex. Quanto al merito Bianco ha sottolineato che è la Costituzione stessa a fissare l’indennità per i parlamentari “per sottolineare la speciale funzione che a questo istituto viene assegnata”. “Se l’indennità parlamentare fosse considerata alla stregua del corrispettivo di una prestazione di lavoro – ha sottolineato sarcasticamente , non ci sarebbe alcun bisogno di stabilirlo in Costituzione: basterebbero i contratti di lavoro” e allora “bisognerebbe, per assurdo, cominciare a parlare di orari di lavoro, di straordinari, di tredicesime, ecc?”. Quindi “l’istituto dell’indennità parlamentare stabilito dall’articolo 69 della Costituzione non è finalizzato a retribuire il lavoro fatto in Parlamento, ma a garantire che tutti, senza discriminazioni di censo, possano svolgerlo e che lo possano svolgere senza condizionamenti e in condizioni di libertà. Garanzie che non sarebbero tali se cessassero di esistere con la fine del mandato parlamentare”.
Le riforme costituzionali vanno fatte, ma non come sta facendo Renzi. Questa è una delle riforme necessarie per il paese, cioè togliere tutti i privilegi alla casta in modo tale che il mandato parlamentare non diviene una carriera politica perché e ben remunerata, bensì si limiti a un tempo temporaneo per mettere al servizio del paese idee che lo possono far crescere, per poi andarsene. Invece non avviene: i politici vogliono diritti superiori a chi ogni giorno si alza e lavora per la nazione facendo lavori massacranti, ma alla fine non ottiene nulla, nemmeno una pensione dignitosa che gli consente di vivere degnamente gli ultimi giorni di vita dopo tanto lavoro. Un operaio lavora una vita intera alzandosi alle cinque del mattino e finendo la giornata di lavoro alle sette di sera, quando rimette piede a casa, e alla fine percepisce una pensione che non supera i mille euro. Un politico lavoro per il parlamento solo cinque anni e va in pensione con tremila euro al mese. Ecco, facciamo una riforma costituzionale che abbatte seriamente tutti i privilegi della casta dal primo all’ultimo, anche quelli degli anni precedenti. Questo significa serietà politica.
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