
Gli italiani stanno aprendo gli occhi. Finora sono stati attenti ed hanno eseguito gli ordini imposti dal governo e dalle regioni per eliminare il virus rimanendo tappati in casa ma, ora, non ci capiscono più nulla. Domenica sera non hanno capito il Premier Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa, comunicando una fase 2 poco chiara, perché tira nel calderone tutta la nazione. Già nei giorni scorsi abbiamo scritto che serve la regionalizzazione della ripartenza, oggi Vittorio Colao, in una intervista a “il Corriere”, ha detto che da lunedì 4 maggio saranno quattro milioni e mezzo gli italiani a tornare al lavoro e che molti hanno già iniziato lo scorso lunedì, questa riapertura a ondate costituirà un test molto importante per vedere se il sistema è in grado di reggere o no. Appena qualcosa non andrà, si dovrà intervenire rapidamente nella zona più piccola possibile, le misure dovranno essere tempestive. Si dovrà agire in modo diverso, così da non penalizzare le regioni che presentano meno casi. Poi se occorre si faranno tante micro zone rosse. La domanda è scontata: perché non farle ora che attendere che ritorni la tempesta? In questo momento l’Italia non è uscita dall’epidemia c’è dentro fino al collo. Ci sono regioni che il problema non l’hanno più, regioni che stanno azzerando, e regioni come Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna che sono dentro all’epidemia come c’erano l’8 marzo. È opportuno crearle adesso e non aspettare che arrivi il peggio del peggio facendo ritornare indietro di un mese le lancette dell’orologio. Nessuno vuole fare polemiche con il governo, ma la politica è decidere, e il governo in questo momento non ha la forza di decidere.
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