
ROMA- Ormai è una prassi consolidata quella del fisco Italiano: uccidere le piccole partite IVA e dare vantaggi alle grandi lobby. Se un piccolo artigiano, commerciante, piccola imprese ha problemi con il fisco italiano o con il mostro Equitalia, viene massacrato fino a quando non deve chiudere battenti e diventare il nuovo povero di questa nazione. Cosa ben diversa invece quando si tratta di grandi gruppi italiani o internazionali, dove il fisco quasi si cala le brache e condona una buona parte del torto.
Cosa che è successa con l’evasione delle banche, con Apple, con Google, e con tanti altri gruppi forti contro i quali il fisco diventa debole. Invece non è così, chi va veramente aiutato sono le piccole imprese e le piccole partite Iva, motore economico di questa nazione. Sono quelli che non andranno mai via dall’Italia, sono coloro che lavorano dodici ore al giorno per tirare la barca avanti, sono quelli che rischiano tutto per crearsi un lavoro. Cosa succede? Lo stato italiano, i politici, con la complicità di questi apparati dello stato, li massacrano in virtù anche di una tassazione insostenibile.
La prassi dei governi è sempre la stessa: diventa grande con i piccoli e debole con i grandi. Una prassi talmente consolidata, indistintamente dai colori politici, che ogni qualvolta c’è da fare dei provvedimenti essi vanno sempre ad attaccare la parte produttiva più debole del paese. È sistematico, è ormai un vizio di forma del sistema Italia. Un fisco più sincero nei confronti di chi si spende per creare occupazione per questo paese, dovrebbe essere l’unica ragione da tenere in considerazione. E non diventare un’arma di distruzione di massa come sta avvenendo, dove ormai le chiusure di piccoli imprenditori è una quotidianità. Si incominci ad essere forti con i forti e deboli con i deboli. Solo così si può cambiare marcia e dare la possibilità alle piccole partite iva di non essere massacrate dal sistema.
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