
Inverno 2019. Roma. Alla stazione Termini, il cantautore Francesco De Gregori attende l’arrivo del treno che lo condurrà a Milano per un concerto presso Il Piccolo Teatro. Seduto sul sedile della banchina, è intento a leggere un quotidiano, quando la sua attenzione viene attirata da due ragazzi, che , nervosamente, percorrono su e giù lo spazio riservato al carico e allo scarico delle merci. “Ma tu che dici, Andrea: i nonni faranno attenzione all’aria condizionata?…No, perché non vorrei che non si accorgessero che è in funzione!…”, esclama preoccupato, Matteo, ventenne grafico pubblicitario, rivolgendosi al fratello maggiore Andrea, architetto e arredatore d’interni. “‘A Matte’, e che devo di’….guarda che i nonni so’ anziani, mica rincitrulliti!…Certo, che se ne accorgono dell’aria condizionata!…e poi, nostra madre lo sai com’è ansiosa…glielo avrà certamente ricordato con un messaggio!…”, ribatte Andrea, cercando di tranquillizzare il fratello. “Ma l’ultima volta che ci hai parlato, Andre’, il nonno che ti ha detto, a che altezza stavano…a Firenze o ancora a Bologna?…No, perché a me sembra che il treno porti ritardo… A te non sembra?…”, domanda Matteo al fratello. “Matte’, no, a me non sembra!…il treno è perfettamanete in orario e tra venti minuti sarà qui…Mo’ tu ti siedi, ti calmi e prendiamo un caffè , anzi sarebbe meglio una camomilla, e prima di quanto tu te ne accorga i nonni saranno arrivati!…”, cerca di tranquillizzare il fratello, Andrea. “Andre’, ma noi, prima o poi, ‘sta storia dei nonni a Milano, la dobbiamo risolvere…Mamma e papà ormai vivono qua da vent’anni…non sarebbe il caso che si trasferissero pure loro, che dici?…anche perché così li potremmo tenere d’occhio…”, constata Matteo, subito interrotto da Andrea, che , allarmato, prorompe: “Che significa tenerli d’occhio?…ma allora lo vedi che pensi anche tu che non possano badare a se stessi?…Poi dici che quello ansioso sono io… che c’ho le fisime!…Adesso, sai che faccio?…Li chiamo…sì, li chiamo io… perché lo so tu come sei fatto…tu minimizzi, tu sottovaluti…perché sei un gran superficiale, questa è la verità…sei sempre stato un gran superficiale!…”. Intanto, De Gregori, presa dalla valigia un’agenda, inizia a scrivere di getto, incuriosendo il vicino sedutogli accanto, che, riconosciutolo, commenta: “A De Grego’, ma che stai a fa’…nun me di’ che te sei ispirato a quelli per scrive’ ‘na canzone?…Ma te non eri quello impegnato, quello delle grandi battaglie…i diritti, il Sessantotto?…Mo’ che è?, ti interessi dei fatti de’ famiglia?…”. “Dovrei darle ragione…e invece sa che c’è? : io le do torto!…”, replica il cantautore, chiosando netto: “Le mie canzoni non sono mai state “impegnate”…perché l’impegno è un concetto che vuole dire tutto e niente…le mie canzoni sono state schizzi di realtà, affreschi del vivere quotidiano… o , se preferisce, quadri del mestiere di vivere!…”.
“Io da sempre con le canzoni racconto storie, detesto l’arte impegnata perché penso si impoverisca. In tanti anni, non ho mai scritto niente con l’intento di far cambiare opinione a qualcuno. C’è stato un periodo in cui la musica subiva una lettura ideologica. Una terribile forzatura. Io ho sempre evitato di fare comizi dal palco: un uomo di spettacolo che arringa la folla genera inevitabilemte degli equivoci. Ritengo sia più giusto che un cantautore si dedichi esclusivamente alla musica”. Così, il cantautore Francesco De Gregori, in un’intervista rilasciata qualche tempo fa al quotidiano La Repubblica, a proposito della sua concezione della musica. Nato a Roma il 4 aprile del 1951, trascorre l’infanzia a Pescara per poi far ritorno nella Capitale alla fine degli anni Cinquanta. Iscrittosi al Liceo Classico Virgilio, negli anni dell’adolescenza, vive il fermento politico del Movimento studentesco del 1968. Poi, interessatosi alla musica e ai testi di Fabrizio De Andrè e di Bob Dylan, grazie al fratello maggiore Luigi, musicista, inizia a esibirsi, appena sedicenne,al Folkstudio, frequentato da altri cantautori emergenti, tra i quali: Antonello Venditti, Mimmo Locasciulli, Stefano Rosso, Giorgio Lo Cascio, Paolo Pietrangeli, e dai jazzisti: Mario Schiano e Marcello Mellis. Quindi, nel 1972, l’esordio discografico con “Theorius Campus”, inciso con l’amico Venditti, seguito dal 33 giri “Alice non lo sa”, prodotto da Edoardo De Angelis, la cui canzone-titolo di copertina partecipa alla manifestazione “Un disco per l’estate”, classificandosi all’ultimo posto. Presosi una pausa di due anni, nel 1974 pubblica “Francesco De Gregori“, album contenete brani con sfumature visionarie ed ermetiche, tra cui: “Niente da capire”, “Bene”, “Cercando un altro Egitto”, e collabora con De Andrè, firmando insieme con quest’ultimo le canzoni: “La cattiva strada” e “Canzone per l’estate”, inserite nel disco “Volume VIII“del cantautore genovese. Il 1975, invece, è l’anno di “Rimmel“, brano che dà il titolo all’album omonimo, contenente le canzoni: “Pablo“(scritta insieme con Lucio Dalla), “Buonanotte fiorellino”e “Pezzi di vetro“, ma la svolta vera e propria arriva nel 1976 con il disco “Bufalo Bill”, considerato dallo stesso De Gregori “il suo album più riuscito“, dove spiccano i brani: “Atlantide”, “Santa Lucia“e “L’uccisione di Babbo Natale“. Ancora uno stop e poi, nel 1978, registra il disco “De Gregori”, contenente le canzoni: “Natale”, “Raggio di sole” e “Generale” e nel 1979 parte per una tournée dal titolo “Banana Republic“, insieme con Lucio Dalla e Ron, tra i primi eventi di massa dopo la Contestazione e il Terrorismo, da cui sono tratti l’album omonimo e un film. Nel 1982, si consacra definitivamente come cantautore, con il disco “Titanic“, consolidando il suo repertorio con i brani: “La leva calcistica del ’68”, “Caterina”, “I muscoli del capitano” e “L’abbigliamento del fuochista“. A seguire, il successo del Q-disc “La Donna Cannone“, fino alla svolta rock del 1989 con “Mira mare 19.4.89” e “Canzoni d’Amore“, albm contenete canzoni connotate da tematiche sociali. Gli anni Novanta, sono invece segnati dal disco “Prendere e lasciare“, i cui brani sono arrangiati in collaborazione con Corrado Rustici, mentre nel 2001 incide l’album “Amore nel pomeriggio”, per il quale ritorna alle sonorità delle origini e che porta in tournée nei teatri e nei locali. Esperienza originale, invece, è quella del 2002 ,anno nel quale pubblica con Giovanni Marini il disco di canzoni popolari “Il fischio del vapore“. Numerosi, gli album registrati dal vivo, a cominciare dalla trilogia del 1990, realizzata con i contributi del materiale raccolto nel tour “Mira mare“, cui seguono “Il Bandito e il Campione” (1993), “La valigia dell’attore“,disco , quest’ultimo, contente anche i brani scritti per Angela Baraldi, “Dammi da mangiare” e per Alessandro Haber ,”La valigia dell’attore, che dà il titolo all’album. Nel primo decennio degli anni Duemila, poi, pubblica i dischi : “Amore nel pomeriggio”, per cui si avvale della collaborazione di Franco Battiato e Nicola Piovani, “Per brevità chiamato artista“(2008), “Sulla strada”(2012), “Vivavoce” (2014), “De Gregori canta Bob Dylan- Amore e furto”(2015) e realizza importanti tournée come quella del 2002, intrapresa con Ron, Fiorella Mannoia e Pino Daniele, e quella del 2010, con Lucio Dalla, a oltre trent’anni da “Banana Republic“, le cui canzoni manifesto sono gli inediti: “Non basta saper cantare”, “Gran turismo” e “Gigolò”. Cimentatosi anche nella conduzione radiofonica, e nella lettura per audiolibri (“Cuore di tenebra” di Joseph Conrad), alterna alla scittura di colonne sonore per film (“Sei mai stata sulla Luna?” di Paolo Genovese, per cui si aggiudica un Premio Nastro d’Argento), diversi tour in giro per l’Italia, per l’Europa e per gli Stati Uniti. Duettato fra il 2017 e il 2018 con Elisa nella canzone “Quelli che restano”,scritta dalla stessa cantautrice e parte dell’album di quest’ultima, “Diari aperti” e, partecipato al concerto-evento di Antonello Venditti all’Arena di Verona per i quarant’anni del disco “Sotto il segno dei pesci“, di recente, ha pubblicato il volume “Francesco De Gegori. I testi. La storia delle canzoni“, scritto in collaborazione con Enrico Deregibus ed ha preso parte in qualità di ospite alla trasmissione di Massimo Ranieri “Qui e adesso“, in onda su Rai Tre. Di sé e della sua arte di scrivere canzoni, ha detto: “Procedo per brandelli, cenni di accordi e poi di solito tutto questo porta a un nuovo disco. Le canzoni un po’ si scrivono da sole…E scriverle aiuta ogni volta a scavare nelle cose e dentro se stessi, ma è solo la vita che insegna: ti fa capire chi sei e in quale direzione stai andando”.
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