Inverno 1942. Roma , via delle Botteghe oscure . Nel palazzone di mattoni rossi , sede dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) , gli attori Giulia Masina e Angelo Zanobini stanno registrando una puntata de “Le avventure di Cico e Pallina” , rivista ospitata all’interno del programma “Terziglio” . Mentre dalle finestre della piccola sala di registrazione si scorgono chicchi di grandine cadere giù dal cielo, formando sui marciapiedi una coltre di ghiaccio , i due attori ricevono la notizia della visita inattesa di uno degli autori della trasmissione : Federico Fellini , giovane redattore della rivista satirica “Marc’Aurelio”. “Buongiorno a tutti! …si lavora , vedo!…bene, bene!” , esordisce l’autore; “Venga , venga pure signor Fellini ! …venga che le faccio conoscere i nostri bravi attori!…” , lo esorta il direttore dell’ente radiofonico Enrico Marchesi . “Oh , come son contento di conoscervi!… finalmente!…quindi , è a voi che devo la mia fortuna ?” , domanda compiaciuto Fellini ; “Fortunati siamo noi a interpretare testi così spiritosi e intelligenti!” , replica Zanobini , incalzato dalla collega Masina : “Spiritosamente intelligenti , direi!” .”E lei , con questo accento romagnolo , è “Pallina” …”Pallina” è lei , vero?…oh, ma lei è un peperino , piccolo , piccolo …mi piace tanto , mi fa tanto ridere!…” , confessa Fellini, continuando : “Be’ , vi annuncio che , visti gli ottimi ascolti ottenuti , abbiamo pensato qui , con il direttore , di realizzare una seconda edizione de “Le avventure di Cico e Pallina” ….naturalmente , come capirete , in merito alla trama non posso anticiparvi nulla , se non il fatto che farò sposare i vostri personaggi : diventerete marito e moglie , insomma! , siete contenti ?…Senta un po’ , lei , signorina , le piacerebbe fare del cinema ? , perchè sa , io ho dei contatti con la produzione di Vittorio Mussolini , figlio del duce …e mi piacerebbe sottoporgli i miei scritti affinché diventassero un film …però , prima che mi risponda , devo avvertirla che ho necessità di farle fare un provino …così , per verificare se ha la faccia adatta per il cinema , se ha la giusta fotogenia!…” . “Ma …non saprei!…” , sussurra imbarazzata la ventunenne . “Be’ , mi faccia sapere…anzi , no, la chiamerò io!” , annuncia l’autore , chiosando : “Allora , arrivederci a presto, signorina!…” .
“Giulietta Masina è l’attrice che ammiro di più” , dichiarò al New York Times nel 1966 l’attore e regista Charlie Chaplin . Nata a San Giorgio di Piano (Bologna) il 22 febbraio del 1921 , dal violinista e professore di Musica Gaetano Masina e dalla maestra Angela Flavia Pasqualini , all’età di quattro anni si trasferì a Roma da una zia di origine milanese rimasta vedova. Studentessa del Ginnasio-Liceo presso una scuola tenuta dalle suore Orsoline , scoprì durante l’adolescenza la sua passione per la recitazione . Conseguita la maturità , si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Univesrità “La Sapienza” , partecipando a numerosi spettacoli di prosa , danza e musica nell’ambito del Teatro Universitario . Entrata nel 1942 nella Compagnia del Teatro Comico Musicale, si esibì come ballerina , cantante e attrice in diverse operette e commedie brillanti. Scritturata dal direttore artistico dell’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) , recitò nella rivista radiofonica “Terziglio” , interpretando la serie “Le avventure di Cico e Pallina” , vicenda incentrata su una coppia di fidanzati , scritta dal giovane Federico Fellini , redattore della rivista satirica romana “Marc’Aurelio”. Conosciuto Fellini nel corso di una visita del regista presso la sede dell’EIAR , i due intrapresero una relazione sentimentale che culminò nel matrimonio , celebratosi il 30 ottobre del 1943. Dopo un’assenza dallo spettacolo , dovuta alla morte del figlio Pier Federico , avvenuta undici giorni dopo la nascita, il 2 aprile del 1945 , la Masina , ormai nota come “Giulietta” , vezzeggiativo usato dal marito Federico , tornò al suo lavoro di attrice , esordendo nel cinema , con il ruolo di comparsa nella pellicola neorealista di Roberto Rossellini , “Paisà” . Protagonista nel 1948 del film di Alberto Lattuada “Senza pietà” , in cui rivestì il ruolo di una prostituta minuta e di buon cuore e per il quale si aggiudicò il premio Nastro d’Argento , negli anni Cinquanta si affermò a livello internazionale grazie alle pellicole dirette dal marito Federico , divenuto nel frattempo un regista stimato, quali “Luci del varietà” , che le valse un altro Nastro d’Argento , “Lo sceicco bianco” , “La strada” , in cui interpretò il ruolo della malinconica e sfortunata artista di strada “Gelsomina” , “Il Bidone” e “Le notti di Cabiria” . Commovente figura di donna nel film “Fortunella” di Eduardo De Filippo , nel 1958 recitò accanto ad Anna Magnani nella pellicola di Renato Castellani , “Nella città l’inferno”. Diretta nuovamente da Fellini nel 1965 , nel suo primo film a colori , “Giulietta degli spiriti” , con il quale ottenne un David di Donatello , nel decennio Sessanta ritornò in radio come conduttrice della popolare rubrica “Lettere a Giulietta Masina” . Interprete negli anni Settanta di sceneggiati televisivi : “Eleonora” di Silverio Blasi e “Camilla”, adattamento , quest’ultimo, curato da Sandro Bolchi, del romanzo di Fausta Cialente “Un inverno freddissimo” , prese parte alla pellicola di Bruce Forbes “La pazza di Chaillot” . Scelta nel 1985 dal marito Federico, insieme con Marcello Mastroianni , per recitare in “Ginger e Fred” , storia malinconica di due ex ballerini di tip-tap , popolari durante la guerra con il nome d’arte preso in prestito da Fred Astaire e Ginger Rogers , invitati in uno show televisivo dai contenuti sacrificati all’audience e alla pubblicità , vinse l’ennesimo David di Donatello come “migliore attrice protagonista” . Scomparsa il 23 marzo del 1994 , all’età di settantatré anni , a causa di un tumore ai polmoni , cinque mesi dopo la morte di Fellini , avvenuta il 31 ottobre del 1993 , fu sepolta accanto al marito nel cimitero di Rimini . Attrice disciplinata , moglie premurosa , perdonò i numerosi tradimenti del marito , cui era legata da un amore profondo , quasi filiale . Famosa , a tal proposito , divenne la scena presso il Dorothy Chandeler Pavillion quando Fellini , sei mesi prima di morire , ricevette l’Oscar alla carriera e, accortosi dal palcoscenico della commozione della moglie , in mondovisione , esclamò : “Giulietta stop crying , stop crying…L’Oscar non appartiene a me , ma a Giulietta . E’ lei che devo ringraziare!” , confidando quella stessa notte a un cronista : “Giulietta mi é parsa subito una misteriosa persona che richiamava una mia nostalgia di innocenza. Mi ha preso per mano e mi ha portato in zone dove da solo non sarei mai arrivato . Il nostro primo incontro io non me lo ricordo , perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta!” .