Estate 1940. Napoli. Quartiere Chiaia. Nei pressi della Villa Comunale, il giovane Giuseppe Patroni Griffi, vent’anni appena compiuti, attende l’arrivo dell’amico ed ex compagno di scuola, aspirante regista, Francesco Rosi, con cui ha un appuntamento per recarsi insieme al cinema, ad assistere alla prima di un kolossal appartenente al genere del “peplum”,ovvero ambientato ai tempi dell’antica Roma. “France’, ma ti pare questa l’ora di arrivare?…Io sto qua da almeno un quarto d’ora!…ma sbaglio o avevamo detto alle 9:00?…”,domanda Giuseppe, visibilmente adirato. “Eh, lo so, Giuse’, mi devi scusare, ma ho fatto tardi!…”, si giustifica Francesco, continuando, “La verità è che stamattina, all’alba, il cielo sopra il Vesuvio era chiaro chiaro, squarciato solo da un lampo incandescente di luce rossa, che pareva l’inizio di un’eruzione, ed io ho pensato di filmare l’effetto con la mia superotto!…Mi devi scusare, Giuse’!…Comunque, se ci sbrighiamo, siamo ancora in tempo per la proiezione…Quello, il proprietario è un amico di famiglia, sicuramente, se gli spiego la situazione , capirà…in fondo questo era già uno spettacolo speciale , una mattuttina è talemente rara!…”. “Eh, France’, è da quando ti conosco, che tieni sempre una giustificazione fantasiosa per i tuoi ritardi!…Vabbuo’, ja, mo’, andiamo!…”, esclama Giuseppe, che , insieme a Francesco attraversa tutta la città a piedi per raggiungere la sala, situata nei pressi della chiesa del Gesù Nuovo. “France’, ma questo è il cinema nostro?…”, chiede Giuseppe con tono trasognato, una volta arrivati a destinazione. “Sì, Giuse’, è questo!, ma perché, che è?…”, domanda Francesco. “Eh, France’, che è?…sapessi!…questo, non è un cinema qualunque…questo è il cinema “Corona”!…io ,in questo cinema, ci venivo da bambino, con mamma’!…mi portava sempre con lei il sabato pomeriggio…”, rivela Giuseppe, continuando il suo racconto: “Eh, quante pellicole abbiamo visto assime!…quanti attori!…Greta Garbo, Gary Cooper, Charlie Chaplin, Marlene Dietrich, Rodolfo Valentino…quanti sogni France’, quanti sogni guardando quello schermo!…mi sembrava di vivere ogni avventura!…è così che ho cominciato a scrivere i miei testi per il Teatro!…Eh, qua è nato tutto, France’, tutto quello che sono!….E se tu oggi hai scelto questa sala per salutarci ,prima della tua partenza per le vacanze, non può che essere un segno del destino!…”. “Giuse’, stai calmo, io ti vedo troppo emozionato…ma che vuoi dire?…Io ho scelto questo cinema perché è l’unica sala aperta di mattina!…”, cerca di frenare l’entusiasmo dell’amico, Francesco. “No, France’, tu non sai, non sai cosa voglio dire…lasciami parlare…Io sono giorni che non dormo, che mi arrovello per capire cosa fare: il Teatro, il Cinema o il posto da impiegato al Consorzio agrario?…Ora lo so…ora, grazie a te France’, so finalmente cosa fare… L’appuntamento che mi hai dato per venire qua è un segno capisci, è un segno del destino, France’!”, sentenzia perentorio Giuseppe , in preda al furore, chiosando: ” …Io mi ricorderò per sempre di questo giorno , France’, e mi ricorderò sempre di te e degli altri amici, che oggi non sono con qui , con noi: Raffaele (La Capria), Antonio (Ghirelli) , Giorgio (Napolitano), Maurizio (Barendson), Francesco (Compagna), Tommaso (Gglio), Achille (Millo), insomma: “i ragazzi di via Chiaia”!…”.
“Uno verace, dal pensiero indipendente e di ispirazione spontanea. Napoletanissimo, fino alle viscere”. Così,il cantante e attore Massimo Ranieri, descriveva, nel corso di un’intervista, il regista, drammaturgo, sceneggiatore e scrittore Giuseppe Patroni Griffi. Nato a Napoli il 27 febbraio 1921 dal barone di Faivano, Felice Patroni Griffi, e dalla borghese Zenobia Priante, cresce in povertà, per via della prematura scomparsa del padre, insieme con la sorella Veneranda, nonostante l’agiatezza della famiglia paterna, proprietaria di un’azienda agricola in Puglia e in pessimi rapporti con la madre. Scoperto il Cinema durante l’infanzia, passa i suoi pomeriggi nella sala Corona a vedere le pellicole hollywoodiane interpretate da attori come: Greta Garbo, Gary Cooper, Marlene Dietrich, Charlie Chaplin e Rodolfo Valentino. Poi, divenuto adolescente , iscrittosi al Liceo Classico Umberto I, si appassiona alla Letteratura russa e americana costituendo con alcuni compagni di classe ( tra cui : i futuri scrittori Antonio Ghirelli e Raffaele La Capria, il regista Francesco Rosi e il politico Giorgio Napolitano) il gruppo, culturalmente illuminato, de “I ragazzi di via Chiaia”, con i quali si cimenta nella scrittura di testi teatrali. Sono gli anni del Fascismo e dell’Università,(si iscrive infatti alla facoltà di Giurisprudenza della Regia Università di Napoli), coniugando gli studi con la passione per la drammaturgia. Quindi, partecipato ad alcuni concorsi organizzati, ora dai Prelittorali ,ora dal Guf (Gruppi Universitari Fascisti), nel 1941 viene chiamato alle armi presso l’8° Reggimento artiglieria “Pasubio”, per poi ottenere il congedo illimitato a causa di una malattia cronica. Trovatosi in difficoltà economiche durante l’occupazione tedesca, si impiega poi presso il Consorzio Agrario, trascurando l’attività artistica, che riprende poi con l’arrivo degli Alleati. Scritturato infatti, insieme con l’amico Ghirelli, come “commentator” alla Radio Napoli Pwb(Psychological Warfare Branch) realizza con l’amico di sempre un programma di prosa e musica molto apprezzato, al punto che entrambi , notati da dirigenti Rai, vengono assunti dall’azienda di Stato, presso la sede romana. Tuttavia, trasferitosi nella Capitale, inizia a frequentare l’ambiente del Cinema, mostrando una certa attitudine per la regia, cui viene avviato da uno dei maestri del Neorealismo, Luchino Visconti. Così , nel trentennio Cinquanta-Sessanta e Settanta , alle tavole del palcoscenico (dirige per la compagnia De Lullo-Falk-Guarnieri-Valli, sia opere di sua ideazione quali: “Il mio cuore è nel sud”, “D’amore si muore”, “Metti una sera a cena”, “Persone naturali e strafottenti”, “Gli amanti dei miei amanti sono i miei amanti“, sia classici della prosa ,come : “La governante” di Vitaliano Brancati, “Vestire gli ignudi” e “Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello, “Napoli notte e giorno” di Raffaele Viviani, “La bottega del caffè” e “La Locandiera” di Carlo Goldoni, “A porte chiuse” di Jan Paul Sartre, “Il bell’indifferente” di Jean Costeau, “Oreste” di Vittorio Alfieri , “L’avaro” di Molière) alterna i set cinematografici , in veste di regista ,ma anche di sceneggiatore per altri cineasti (“Il mare”, “Metti una sera a cena”, “Addio fratello crudele”, “Identikit”, “Divina creatura”, “La gabbia”, “Lettere di una novizia” di Alberto Lattuada, “La ragazza con la valigia” di Valerio Zurlini, “I magliari” e “C’era una volta”di Francesco Rosi, “Le streghe”, epidodio del film “Le streghe bruciate” di Luchino Visconti“). Dedicatosi negli stessi anni alla scrittura di romanzi e racconti (“Ragazzo di Trastevere”, “Scende giù per Toledo”), prosegue poi la sua attività di regista anche nel campo dell’operetta e della lirica, dirigendo spettacoli quali : “Così fan tutte” di Mozart. Attivo prevalentemente in teatro, nel ventennio Ottanta-Novanta, dirige drammi e commedie ( “Assassinio nella cattedrale” di Eliot, “Questa sera si recita a soggetto” , “Ciascuno a suo modo” , “Trovarsi” e “Questa sera di recita a soggetto” di Luigi Pirandello, “Le false confidenze” di Marivaux, “La dolce ala della giovinezza” di Tennessee Williams, “Napoli milionaria!” , “Sabato, domenica e lunedì” di Eduardo De Filippo, “Un marito” di Italo Svevo, “Romeo e Giulietta di William Shakespeare, “Hollywood. Ritratto di un divo”, “Cyrano de Bergerac“), sceneggiati Rai (“La Romana“) e ancora opere liriche (“Il Trovatore” di Giuseppe Verdi, “La Bohème” e “Tosca” di Giacomo Puccini, con cui si aggiudica il Premio Emmy Award), per poi dare alle stampe il suo romanzo-manifesto: “La morte della bellezza“. Direttore artistico del Piccolo Eliseo e dell’Eliseo di Roma, dal 2000, e fino alla scomparsa, cura la regia di opere da lui scritte: “Margherita Gautier” e “Una tragedia reale”, di testi sempreverdi come “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, “Il giuocatore” di Carlo Goldoni e “Improvvisamente l’estate scorsa” di Tennessee Williams, e l’allestimento de “La Traviata” di Giuseppe Verdi, grazie a cui vince per la seconda volta il Premio Emmy Award. Celebrato dal Lodi Città Film Festival edalla Fondazione Premio Napoli, scompare, nella sua casa di Roma, il 15 dicembre del 2005. Di lui, un critico, ha detto: “Le sue regie nascevano a tavola, come luogo più importante dove riunirsi e discutere, mentre i romanzi erano una roba interiore ,disseminata con appunti sul retro dei pacchetti di sigarette”, ma il ricordo più sentito è stato espresso dall’attrice Franca Valeri, sua amica: “A tavola, come Artù e i suoi cavalieri , la fede tenace nel gruppo e nell’amicizia era per Patroni Griffi una disciplina morale, profonda, necessaria. Un sentimento puro ed esclusivo che diventava in lui combattivo e settario e che ha permeato tutta la sua opera”.
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