
In queste ore si parla incessantemente di un nuovo Dpcm per il 3 dicembre e un altro a ridosso delle feste natalizie. In entrambi i casi si parla di Natale, una tradizione che muove miliardi di euro in pochissimi giorni. Come successe per il periodo estivo, anche ora il governa pensa più all’economia e non come uscire dalla epidemia.
L’errore commesso durante il periodo estivo lo stiamo pagando a caro prezzo. Non si può pensare di commettere un’ulteriore errore proprio adesso che siamo dentro una seconda ondata tragica e devastante.
Nessuno dice che il Natale non è importante, ma se tu mi riapri lo shopping natalizio, mi riapri i centri commerciali nei fine settimana per lo shopping, dai una certa libertà di movimento, significa che sei cosciente che a gennaio sarai costretto a chiudere tutto, ma questa volta alla stessa maniera di marzo.
Già adesso la situazione è critica, addossarci altre conseguenze di questa epidemia, ci renderebbe un paese schiacciato da una crisi sanitaria dai risvolti imprevedibili. Ci vorranno mesi e mesi prima che possiamo iniziare a respirare. La curva dei contagi di marzo ha avuto una riduzione soltanto dopo tre mesi. Il numero dei contagi era diverso da quelli attuali, oggi la tempesta colpisce indistintamente nord e sud, e i tempi di ripresa saranno lunghissimi, una minima leggerezza si torna al punto di partenza.
Ogni provvedimento deve essere studiato tenendo conto della situazione che sta vivendo negli ospedali e nei pronto soccorso, altrimenti il collasso è inevitabile. C’è da dire anche che in giro ci sono tanti italiani irresponsabili, e lo hanno dimostrato in pieno, e sono loro il pericolo numero uno di questa epidemia. Se non si è ponderati nelle scelte, quello che faremo a dicembre lo pagheremo a gennaio.
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