
ROMA- Le imprese italiane sono sull’orlo della crisi di nervi, le commesse vanno a rilento e quindi per garantire lavoro non è del tutto facile. La domanda interna è sempre quella che è, poiché le famiglie non spendono come dovrebbero per via della scarsa disponibilità economica a disposizione. I dati diffusi quotidianamente danno indicatori di miglioramenti, ma questi dati fanno a cazzotti con la realtà dei fatti, dove le PMI continuano ad abbassare le serrande, il commercio è sempre più allo sbando, e l’artigianato va via via scomparendo sempre di più.
In contropartita lo stato studia misure di incentivi da destinare per chi assume. È stupido pensare di incentivare le imprese quando queste non hanno commesse per poter assumere. Gli incentivi durano un lasso di tempo, e quando finiscono le imprese iniziano a licenziare. È sempre stato così. Deve essere chiaro che gli incentivi servono per far aumentare il numero degli occupati, dando l’impressione attraverso le statistiche che le cose vanno a meraviglia. L’occupazione che è aumentata è tutta a tempo, quindi non è mai sicura e mai si può costruire un futuro.
Invece degli incentivi i governi dovrebbero studiare misure che abbassino le tasse in maniera considerevole, in maniera tale che gli imprenditori possono assumere investendo quello che risparmiano sull’enorme paniere della tassazione. Diminuire le tasse alle imprese e alle famiglie significa mettere in circolo moneta fresca. L’Italia ha raggiunto il picco del 70% di tasse nel reale, quindi non bisogna abbassarle di un punto o meno di un punto, si fa solo solletico. Le tasse vanno portate al 20% in maniera tale da riportare una certa armonia all’interno delle imprese e delle famiglie. Così facendo aumenteranno i consumi interni che sono l’unica maniera per rimettere in moto l’economia italiana. I bonus e gli incentivi non hanno mai creato lavoro e ricchezza economica, è la stabilità che crea le condizioni economiche migliori.
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