
ROMA-Prima del M5S se ne discuteva, ma alla fine rimaneva una discussione senza fondatezza. Stiamo parlando dei vitalizi dei parlamentari. Da quando sulla scena politica è comparso il M5S molte cose per la casta sono cambiate. Anche i personaggi storici della politica italiana, a malincuore, si son dovuti adattare e tentare di fare perlomeno qualcosa che somigliasse alla politica dei cinque stelle. Ed ecco che il PD è il primo partito che si è adeguato alle politiche grilline, copiando molto delle loro lotte politiche.
Ora in commissione Affari costituzionali è stato presentato il teso sul sistema dei vitalizi, che ora sarà basato sul sistema contributivo come quella di tutti gli altri dipendenti statali. Lo prevede il testo base della proposta di legge a prima firma Matteo Richetti (Pd), il cui esame è terminato ieri in commissione Affari costituzionali e che passerà all’Aula della Camera martedì prossimo per il via libera. La legge è stata fortemente sostenuta da Partito Democratico (pur con qualche malumore) e Movimento 5 Stelle e la sua approvazione sembra scontata.
Arriva il sistema contributivo e terminano i vitalizi anche per gli ex parlamentari. Infatti la proposta prevede che il nuovo sistema, interamente contributivo, si applichi integralmente non solo ai parlamentari in carica, ma anche a quelli cessati dal mandato che percepiscono gli assegni vitalizi: “Le disposizioni della presente legge si applicano agli eletti in carica alla data di entrata in vigore della medesima legge, a quelli eletti successivamente a tale data, nonchè a quelli cessati dal mandato precedentemente”. Per avere diritto alla pensione il parlamentare deve avere esercitato il mandato per almeno 5 anni. La pensione si inizia a percepire al compimento dei 65 anni di età.
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