
Quando sei in campagna elettorale devi dire di tutto e di più per illudere i cittadini e creare le giuste condizioni per ottenere consensi. Il M5S nei suoi dieci anni dalla nascita ha fatto campagne contro la casta, è diventato l’emblema dell’anticasta. Politiche persuasive che hanno portato il movimento a cresce per poi arrivare al potere e attuare quello che aveva promesso in campagna elettorale. Nulla di diverso da quello che facevano gli altri. Il problema sorge quando sei dentro le camere dei bottoni. È lì che si capisce come molte cose promesse sono utopie grosse come l’universo. Ed è quello che è successo al M5S.
Il primo grande errore è stato quello di volere a tutti i costi, senza iniziare un’attenta valutazione su come procedere, il reddito di cittadinanza. Lo strumento è nobile, ma non ha sortito gli effetti sperati. Se vogliamo dirla tutta, non ha prodotto nulla di concreto.
Il primo bilancio statistico sul provvedimento sembra risultare negativo. A settembre, l’Inps aveva accolto circa 960mila domande per il reddito di cittadinanza, su 1.460.463 presentate. Il reddito sembrerebbe essere arrivato in anticipo, rispetto alla creazione di posti di lavoro e di una riforma adeguata ricolta ai centri per l’impiego. Inoltre, c’è anche chi avrebbe percepito il reddito senza averne diritto. Il problema maggiore sorge dalla mancanza di lavoro e, quindi, è difficile trovare occupazione a tutti i percettori del reddito come previsto dal regolamento che ha deliberato l’inizio del reddito.
Anche lo Swimez ha ricordato che il reddito non ha prodotto lavoro. Insomma, finora il reddito di cittadinanza ha distribuito risorse economiche, in alcuni casi anche a personaggi poco nobili della nostra società, ma non è stato lo strumento per cui è nato, cioè trovare lavoro a chi prendeva il reddito.
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