
Dicembre 1991. Napoli , quartiere Vomero . Mentre la sera , tinto il cielo di nero , scende sulle strade battute da folate di vento gelido , le colorate luci di Natale adornano i balconi delle abitazioni , illuminando a intermittenza i volti dei passanti che si accalcano davanti alle vetrine di negozi lussuosi per acquistare regali . Una bambina di sei anni , stretta la mano di sua madre , sotto lo sguardo vigile del padre , cammina svelta e con passo sicuro , facendosi largo tra la folla . La famigliola , giunta all’ingresso di un noto teatro cittadino , il teatro “Diana” , si ferma e la madre esclama : “Piccolina , siamo arrivati , entriamo!” . Varcata la soglia della vasta sala , il buio la spaventa , ma le dolci rassicurazioni materne placano la sua angoscia : “Tranquilla bambina mia , sta per cominciare una grande magia !” . Quindi , preso posto in platea , i tre attendono l’inizio della rappresentazione , sancito dall’apertura del lungo sipario di broccato . Intanto , dalla fila retrostante si odono i commenti di alcuni spettatori : “Eeeeeh !…, commendatore Quagliarulo avete visto ? , quest’anno l’ottimo Luca De Filippo , il figlio di Eduardo , ci propone la messainscena di “Questi fantasmi” , uno dei capolavori del padre !… ” , constata il giurista Speranzella . ” Che vi debbo dire , avvocato Speranzella ? …speriamo bene ! ” , ribatte l’anziano cavaliere partenopeo , agitando un paio di guanti di pelle . Poi , il brusio che fino a quel momento aveva riempito la sala s’interrompe bruscamente e un unico riflettore rischiara il palcoscenico , pervaso da una musica , le cui note riecheggiano diffondendosi tra il pubblico . Un uomo con il volto diafano , grandi e intensi occhi marroni , baffi corti e radi , appare sul proscenio principiando un divertente monologo . La bambina è impaurita , ma al tempo stesso attratta da quell’omino misterioso . Non conosce la storia che quel personaggio buffo sta raccontando , tuttavia è divertente e non può far a meno di ridere . Ride , ride tanto , ride al punto che le risate si tramutano in lacrime . “E’ la magia , piccolina …. la grande magia del teatro ! ” , le ribadisce la madre , conclusosi il primo atto . Frammenti di un istante e il sipario si alza nuovamente , l’omino pallido , con gli occhi malinconici e il sorriso amaro inizia a recitare il secondo atto , pronunciando un discorso affacciato a un balcone . Con lo sguardo fisso verso la platea , si rivolge a un fantomatico dirimpettaio , descrivendogli con gesti misurati e decisi le fasi della preparazione di una tazzina di caffè , considerata dal popolo napoletano un vero e proprio rito . La bambina non comprende , pochi sono gli anni che può contare sulle dita , quasi nulla sa della storia e delle tradizioni della sua città , ma sa che , tornata a casa , giocherà a “fare il teatro” . Anche il terzo atto volge al termine : la commedia è finita e l’enorme tendaggio di stoffa pesante si chiude . Il commendator Quagliarulo , settantenne pudico , come molti della sua generazione , colto di sorpresa dalle luci , riaccesesi di colpo , non può più nascondere la commozione facendosi scudo con l’oscurità . Quindi , richiamata l’attenzione dell’avvocato Speranzella , sentenzia : “Avvocato , è in gamba questo figlio di Eduardo , eh ? ….la sua Napoli , quella dei De Filippo , è la mia , la nostra Napoli , la vera Napoli , quella dei gesti semplici , dei riti quotidiani , delle tradizioni , quella che parla sottovoce e non urla , che passeggia lento pede per la Riviera e non sfreccia imprecando a bordo di un macchinone ! ” . “Quagliaru’ avete proprio ragione ! ….” , replica rabbuiato l’uomo di legge , aggiungendo : “Questa è la bellezza della Napoli che fu , la bellezza del “piccolo mondo antico” dei De Filippo ! ” .
“Lascia un vuoto incolmabile nel teatro italiano e nella cultura del Paese” . Con queste parole il direttore del teatro stabile di Torino ha commentato su “La Stampa” dello scorso 28 novembre la notizia dell’inattesa e prematura scomparsa dell’attore Luca De Filippo , primogenito (la sorella Luisa morì nel 1960) dell’attore e drammaturgo partenopeo Eduardo e della cantante e attrice torinese Thea Prandi. Nato a Roma il 3 giugno del 1948 , iniziò la sua carriera di interprete teatrale nel 1955 , a soli sette anni , quando svogliatamente , per assecondare il volere del celebre padre , calcò il palcoscenico impersonando “Peppinello” in “Miseria e nobiltà” , farsa scritta dal nonno , Eduardo Scarpetta . Appassionato di fotografia , conseguito il diploma di liceo classico , maturò la scelta consapevole di diventare un attore . Così , poco più che ventenne , determinato a voler uscire dal cono d’ombra paterno , debuttò con lo pseudonimo di Luca Della Porta nella pièce diretta da Gennaro Magliulo , “Il figlio di Pulcinella” . Intrapresa a partire da quel momento e fino al 1984 un’intensa attività , partecipò , sotto l’attenta direzione del padre , alla rappresentazione teatrale e televisiva di drammi e commedie quali : “Il contratto” , “Sabato, domenica e lunedì” , “Filumena Marturano” , “Non ti pago”, “Il sindaco del rione Sanità” , “Napoli milionaria!” , “De Pretore Vincenzo” , “Le bugie con le gambe lunghe” , “Uomo e galantuomo” , “Natale in casa Cupiello” , “Gli esami non finiscono mai” , “Le voci di dentro” , “Sik-Sik , l’artefice magico” , “Gennareniello” , “Dolore sotto chiave” , “Quei figuri di tanti anni fa” , “Ditegli sempre di sì” , “Chi è cchiu’ felice ‘e me!” , “Berretto a sonagli” (di Luigi Pirandello) , “‘O tuono ‘e marzo” (di Vincenzo Scarpetta) , “Lu curaggio de nu pumpiero napulitano” , “‘Na santarella” , “Tre canzune fortunate” e “Nu turco napulitane” (di Eduardo Scarpetta) . Nel 1984 , durante la messainscena della commedia in due atti “Chi è cchiu’ felice ‘e me!” , apprese della morte del padre , senatore a vita , ritiratosi dallo spettacolo già da alcuni anni . Costituitosi una sua compagnia , fra il 1990 e il 2003 , diretto da molteplici registi (Armando Pugliese , Lina Wertmuller , Benno Besson e Andrèe Ruth Shammah) , cimentatosi a sua volta nella regia , è stato protagonista di riusciti adattamenti di opere paterne (“Uomo e galantuomo” , “Il contratto” , “Ditegli sempre di sì” , “Questi fantasmi” , “Non ti pago” “L’Arte della commedia” ) e di autori della prosa contemporanea ( “La casa al mare” , di Vincenzo Cerami , “L’esibizionista” , di Lina Wertmuller , “L’amante” , di Harold Pinter , “Aspettando Godot” , di Samuel Beckett , “La palla al piede” , di Georges Feydeau) . Fatto ritorno a Napoli , dal maggio del 2003 all’ottobre del 2008 ha portato in scena , diretto dal regista cinematografico Francesco Rosi , i tre drammi di Eduardo : “Napoli milionaria!” (rappresentato presso il teatro San Carlo per celebrare la prima storica rappresentazione dell’opera , avvenuta a pochi mesi dalla fine della guerra , il 25 marzo del 1945 , proprio nel Massimo napoletano , requisito da Eduardo per una sola replica ) , “Le voci di dentro” e “Filumena Marturano” . Nel 2009 , in occasione del venticinquesimo anniversario della scomparsa del padre , realizzò in collaborazione con il maestro Nicola Piovani la messa in musica del poema di Eduardo “Padre Cicogna” , allestito presso il teatro San Ferdinando (la cui proprietà , dopo aspre contese, era stata donata dal Comune di Napoli alla famiglia De Filippo ) . Sebbene insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dell’onorificenza di Grand’Ufficiale e nominato Presidente della “Fondazione Eduardo De Filippo” (ente morale con finalità culturali e di recupero dei minori a rischio , tema quest’ultimo particolarmente caro a Eduardo , promotore della legge regionale n.41 , approvata nel 1987 ) , fra il 2010 e il 2015 ha continuato a indossare la maschera di attore , riproponendo i testi paterni : “Le bugie con le gambe lunghe” , “La grande magia” , “Sogno di una notte di mezza sbornia” e “Non ti pago” . Vincitore del premio Flaiano alla carriera , interprete versatile e perciò attivo anche in ambito cinematografico ( “I giovani tigri” , di Antonio Leonviola , “Come te nessuno mai” , di Gabriele Muccino , “Venuto al mondo” , di Sergio Castellitto e “La stoffa dei sogni” , di Gianfranco Cabiddu , tratto da “La Tempesta”di Shakespeare nella versione tradotta da Eduardo in vernacolo napoletano antico) e televisivo ( le miniserie “Quel negozio di piazza Navona” , “Naso di cane” e “Mannaggia alla miseria” ) , il 10 novembre del 2015 , ricoverato in ospedale per via di una discopatia , ha appreso di essere affetto da un male incurabile . Spirato improvvisamente nella sua abitazione romana il 27 novembre , all’età di sessantasette anni , è stato ricordato da amici e familiari ( i figli Matteo , Tommaso e Luisa , avuti da diverse compagne e la moglie Carolina Rosi , figlia del regista Francesco , sua collega in numerose esperienze teatrali, sposata nel 2013) , nel corso di una cerimonia laica tenutasi presso il teatro Argentina .“Luca metti il cappello”, raccomandava sempre Eduardo a quel figlio un po’ svagato ogni volta che usciva . Luca De Filippo il cappello non lo metterà più . Un male tremendo lo ha ucciso in poche settimane mentre lui preparava la ripresa della commedia “Non ti pago” . Luca è morto a 67 anni ed è come se , con lui , avessimo perso anche l’ultima costola di Eduardo . [….] Artista appartato e sincero , attore di tradizione superba , con la sua brusca scomparsa tronca un ramo di una famiglia d’arte lunga tre generazioni e padrona del cuore di tanti ” , ha scritto sulle pagine de “La Stampa” il giornalista Osvaldo Guerrieri , all’indomani del luttuoso evento . “[…] Ti saluto amico mio e smetti quel sorriso malinconico perchè devi essere fiero di quello sei stato : un uomo perbene e responsabile , un uomo schivo e un artista coraggioso . Spero proprio di rivederti presto . Ti abbraccio ” , ha così concluso Vincenzo Salemme la struggente lettera indirizzata all’amico e collega , pubblicata sulla pagina del suo diario virtuale .
Articoli simili: