
Giorni fa parlavo con un veterano, forse uno degli ultimi rimasti in vita dopo il conflitto mondiale, che mi raccontava l’immediato dopoguerra. C’era carestia, non c’erano negozi, non c’era lavoro, l’unico lavoro possibile era il tentativo di togliere le macerie dalle strade rimaste dopo il conflitto mondiale. Lo stato non aveva soldi, come perdenti tutti ci avevano fregato tutto. Le industrie non c’erano e s’innestava il timido tentativo di far ripartire una nazione ormai messa a tappeto da una guerra feroce che aveva distrutto tutto.
La parte successiva del racconto mi ha fatto capire che oggi abbiamo politici ai quali si possono affibbiare i peggiori aggettivi. In quel momento triste per il paese, fu proprio una classe dirigente all’altezza della situazione a tirare fuori la nazione dalle macerie. Quello che mi ha stupito di più, è stata la natura fraterna del popolo italiano messa in campo in quel momento molto difficile. L’Italia è stata costruita grazie alla fiducia tra le persone ma, soprattutto, tra lo stato e il cittadino. In quel momento la nazione era senza regole ben precise, c’era solo la costituzione come garante dei cittadini, per il resto si navigava nel buio. Proprio la mancanza di regole e leggi rigide ha permesso che i cittadini si muovessero con estrema scioltezza ricostruendo tutto quello che c’era da ricostruire. Può sembrare irregolare, ma alla fine la ricostruzione è stata resa possibile proprio perché lo stato ha lasciato campo libero ai cittadini per adottare, nelle proprie possibilità e capacità, soluzioni per ricominciare. Ai quei tempi non c’erano scontrini, fatture, non c’era il tessuto bancario e finanziario di oggi, l’unica garanzia erano le cambiali. In tanti cosi anche le cambiali non venivano usate, e una stretta di mano diventava la chiusura di un accordo, al quale nessuna trasgrediva. C’era quel tale rispetto tra le persone che ha portato l’Italia a diventare una delle prime potenze industriali mondiali. C’era soprattutto la macchia dell’analfabetismo, eppure grandi uomini, senza cultura e senza scuola, costruirono grandi industrie e grandi indotti lavorativi. Tutto fatto senza gli strumenti di oggi.
Oggi con uno stato vessatorio, che vuole sapere tutto di tutti, con un sistema bancario e finanziario di prim’ordine, con un’istruzione ad alti livelli, con tecnologie impressionanti, l’Italia continua ad andare indietro. Non c’è più sviluppo. Non esiste più il Pil. Per lo stato sono tutti presunti evasori. Lo stesso stato costringe i cittadini a lavorare al 70% solo per lui. Ci sono una marea di regole che sono diventate nemiche del cittadino. Un paese con tanto a disposizione produce quasi zero. In Italia ci vorrebbe uno stato come quello del dopoguerra, con una vera classe dirigente e non gente come quelle attuali, che stanno portando al massacro un grande paese come l’Italia.
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