
ROMA- Le polemiche sono nate all’indomani dell’incarico dato Assia Montanino, la 26enne originaria di Pomigliano D’Arco, a capo della segretaria particolare del ministro e vicepremier Luigi di Maio. Non solo, è da tempo che la base non riesce più a concepire le linee del movimento, soprattutto da quando è alla guida del paese.
È un vortice che prende sia i vertici locali sia quelli nazionali, e ogni giorno sui social si scatena il putiferio. Gli attivisti contestano il metodo con cui hanno scelto chi deve affiancare parlamentari e ministri. È stata buttata via la meritocrazia e la trasparenza, caposaldo del movimento.
Ieri Valeria Ciarambino, capogruppo del M5S in Regione Campania e fedelissima del leader Di Maio in Campania, è intervenuta in difesa del suo capo finito nel fuoco degli attivisti. Non è stata sufficiente la difesa dell’ex stagista, promossa al fianco del ministro. Non è il compenso che fa arrabbiare la base ma il criterio della selezione.
Anche nelle piccole realtà locali gli incontri si susseguono a cascata e tutti sono indirizzati alla cattiva gestione dei ruoli. Quello che sta avvenendo è un passaggio che non piace a molti, come non piacciono i primi provvedimenti messi in piedi dal movimento a partire da quelli sul lavoro.
Si è sempre detto che il potere logora, e la strada intrapresa dal M5S è quella giusta.
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