
ROMA – A partire dai governi Prodi per finire a quello Gentiloni, la sinistra ha reso un cattivo servizio al paese. Ha creato solo strumenti che hanno bloccato l’economia italiana. Hanno messo in essere uno stato di polizia simili alle peggiori dittature. Hanno ucciso il lavoro perché hanno combattuto a malo modo chi creava lavoro. Hanno asfissiato gli italiani con ideologie superate e buone solo nella preistoria e non certamente in un’era moderna come l’attuale.
Per dirla breve: la sinistra è scomparsa perché le sue politiche hanno creato l’effetto opposto e gli italiani hanno capito che era il momento di metterli alla porta.
Ma ora è il momento di voltare pagina in fretta. Fuori c’è un paese diviso a metà, con la parte bassa che ha peggiorato le sue condizioni di vita. C’è un sistema economico che non regge più sulla produzione ma sui servizi che, purtroppo, non creano ricchezza. Bisogna rimettere in moto la macchina produttiva italiana senza guardare ai timidi zero virgola, ma numeri percentuali che devono superare il cinque per cento.
Per farlo, innanzitutto, bisogna rimettere i soldi nelle tasche degli italiani senza sottrarglieli con una tassazione che poi porta a non poterla onorare. Quindi gli strumenti per farsi pagare creati dalla sinistra, hanno solo creato disordine ai cittadini portandoli sull’orlo della disperazione.
L’annunciata pace fiscale di Lega e M5S tarda ad arrivare, mentre è l’unico modo per liberare i cittadini dalle tenaglie di un fisco asfissiante. È tutto frutto di quella tassazione al 70% costruita per ovviare agli sprechi della macchina pubblica, a cui i cittadini non possono più onorare e si ritrovano costretti a difendersi dal nemico stato. Il nuovo governo deve concentrare le sue attenzione su questo punto del contratto e avviarlo il prima possibile. Liberare i cittadini da questa situazione significa donargli la serenità che gli serve per rimettersi in gioco e cercare di ricostruirsi.
Questo stato di polizia tanto caro alla sinistra, non ha fatto altro che fermare imprese e famiglie. Oggi l’economia italiana è in affanno, e se non si interviene sul serio su quei vincoli che bloccano la ripresa, l’Italia rischia di precipitare in quel burrone pieno di sabbie mobili.
Articoli simili: