Mar. Mar 19th, 2024

La piovra fu la prima fiction televisiva che spiegò realisticamente il fenomeno mafioso. Erano altri tempi, altri anni, dove la mafia gestiva il potere in maniera prepotente. Quella serie televisiva tenne incollati allo schermo milioni di italiani. Attori bravissimi fecero di quella serie televisiva un orgoglio nazionale.

Credo che oggi non è più così. Le fiction che devono spiegare il fenomeno criminale sono solo diseducative e non hanno nessun filone logico. Disinformano il tessuto sociale ed esaltano la figura del boss facendolo apparire un mito. Le nuove fiction distruggono i giovani creando l’immagine mafiosa come qualcosa di fascinoso. Certi personaggi vengono rappresentati in maniera sacra, tanto che i giovani sono spinti ad emularli. Non viene spiegato, quasi tendo lontano la presenza dello stato, il rovescio della  medaglia. La mafia è solo morte. I mafiosi sono solo soggetti con un destino ben scritto: riempire i registri dei carceri o concimare il terreno nei cimiteri. I mafiosi o finiscono dietro le sbarre o dentro il cappotto di legno, questo è il risultato per chi fa il mafioso, non c’è altra carriera. Non viene spiegato che i mafiosi, nessun mafioso, si è mai goduto le ricchezze accumulate col malaffare. Nessuno spiega che il marcio è la parte minoritaria del territorio. La Piovra riuscì alla lunga a spiegare perfettamente tutti i passaggi dei malavitosi, quelli che facevano parte dei vari clan, fino ad apparati dello stato e della società civile collusa con le mafie. Perfetta in tutti i sensi. Quelle di oggi sono imperfette in tutti i sensi.

Il danno maggiore delle attuali fiction, a differenza della piovra, dipingono l’intero territorio come marcio, facendo apparire all’esterno un qualcosa estremamente pericoloso ma, che in effetti, non è così. La piovra fu capace invece di mettere al centro lo stato che combatteva la mafia, con un commissario che rappresentava lo stato e riuscì a debellare un sistema ben radicato in Sicilia, ma che aveva tentacoli dappertutto, specialmente nei quartieri alti della politica locale e nazionale. Insomma, la capacità di raccontare fu perfetta tanto che il pubblico apprezzò in toto il progetto televisivo. Cosa che non succede oggi con le attuali fiction, che ricevono apprezzamenti dai giovani incantati dalle gesta dei mafiosi, ma critiche a valanga dalla maggioranza degli italiani per le modalità con cui si racconta il fenomeno e il territorio.