
Chi fa impresa non sono i partiti, i sindacati, i movimenti ecologisti, i politici, no le imprese sono uomini e donne fuori da questa cerchia di potere che non ha mai prodotto un secondo di lavoro. Sono le imprese che creano occupazione e non certamente i proclami della politica. La politica ha il compito di abbassare le tasse ed eliminare l’enorme burocrazia che asfissia le imprese.
Le imprese italiane sono uscite da una forte crisi di 10 anni, chi ha resistito ha investito, ha continuato a produrre ed esportare. Negli ultimi anni avevamo imbroccato la ripresa, lo dicono i numeri, adesso ci troviamo con delle speranze mortificate. La produzione era positiva, nell’ultimo trimestre è arrivata al -0,1%, questo mortifica le imprese. Quindi il tema vero è: cosa si sta facendo per migliorare le cose?
Il problema che siamo entrati in una nuova crisi. Nessuno ne parla, ma in tutto il mondo ci sono segnali che portano dritti ad una nuova crisi economica. I cosiddetti paesi emergenti soffrono, immaginiamo come possa soffrire l’Europa dove anche la locomotiva tedesca rallenta.
In Italia servono sgravi alle imprese per gli investimenti e più soldi in tasca ai dipendenti, anche perché possano spendere e creare un circolo virtuoso per tutta l’economia. Abbiamo un costo dell’energia troppo altro perché non abbiamo voluto quello che gli altri paesi hanno. E chi paga il prezzo più alto sono proprio le imprese.
Il governo ha emanato provvedimenti un po’ bizzarri: come possono le imprese assumere a tempo indeterminato quando si ha lavoro per 5-6 mesi? Manca ancora flessibilità. L’unica nota positiva è il ritorno dell’apprendistato, visto che è stato reinserito, ma bisogna creare molti sgravi fiscali in questo senso. In attesa che si faccia qualcosa di concreto per le imprese, esse continuano a chiudere o a delocalizzare dove è più conveniente lavorare.
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