
Come avviene in tutti i governi, anche questa volta succede che le tasse locali sono quelle che aumentano. La rivoluzione gialloverde del cambiamento non ha portato alla frenata delle tasse locali.
Sono previsti aumenti di Imu, Irpef e Tari, le tasse locali. I tributi erano rimasti fermi dal 2016 quando furono bloccati dal governo Renzi ma la legge di Bilancio 2019, la prima dell’esecutivo Lega-M5s, concede agli enti locali la possibilità di modificare le leve fiscali.
Secondo un monitoraggio del centro studi della Uil riportato dal Corriere della Sera, ad esempio, 24 città capoluogo su 54 hanno deciso di aumentare la Tari. Secondo i medesimi dati, risulta che per quanto riguarda le addizionali Irpef 250 comuni, cioè il 10,6% di quelli che finora hanno deliberato (2.352), hanno ritoccato al rialzo il prelievo. Inoltre l’Imu è stata aumentata in 28 amministrazioni locali tra cui 4 città capoluogo.
Facendo un passo indietro e tornando al 2018, risulta che ogni nucleo familiare abbia speso in media 1.340 euro tra Imu, Irpef comunale e Tari (permettendo così alle casse comunali di accogliere complessivamente ben 34,3 miliardi di euro, di cui 21 per l’Imu, 9 per la Tari e 4,6 per l’addizionale Irpef). La città più colpita è risultata essere Roma dove ogni famiglia ha subito un prelievo medio pari a 2.267 euro (a Torino sono stati spesi 1.952 euro, a Genova 1.923, a Milano 1.888 e a Napoli 1.791).
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