
ROMA – A Roma, la città dove il M5S amministra, ha perso due municipi passati entrambi al centrosinistra. Come ha perso altre città dove governava ma ora nessuno li ha votati. È quasi scontato dire che dove li conoscono i cittadini non li votano. Il movimento, dopo la tornata elettorale per le amministrative, non bissa il risultato del quattro marzo. Perché?
La domanda sorge spontanea. Nei territori il movimento cinque stelle non ha forza e non ha strutture capaci di dare una forte presenza. C’è anche una lotta tra persone che taglia fuori quella normalità che tanto piace al movimento. Il risultato non può considerarsi eccezionale come ha detto Di Maio. Non lo è.
A fine di ogni tornata elettorale si guarda sempre ai risultati delle realtà locali più grandi, ma se invece l’analisi si fa anche nelle realtà locali piccole, allora si può dire che è un disastro in tutti i sensi. Ed è proprio nei comuni più piccoli che il movimento non ha forza. In queste realtà o non presenta le liste o se le presenta diventa un flop. Evidentemente chi conosce gli attivisti del movimento, e li conosce bene, non li vota. Il motivo è semplice: spesso sono persone che provengono dagli altri partiti storici che non hanno trovato strada libera e si sono intrufolati nel movimento. Spesso sono anche veline che vogliono prendere la leadership senza avere le capacità di farlo. Insomma, sono carte conosciute e barano facilmente, e la gente li ignora completamente.
Vincere solo in campo nazionale non è certamente la migliore qualità di un movimento che oggi guida anche il paese. Ciò consolida sempre di più la tesi che il voto di protesta ha portato il movimento alla vittoria. I risultati delle ultime amministrative certificano la mancanza di una struttura politica che sappia mettere in piedi un tessuto capace di fortificare il movimento nelle realtà locali. Le proteste sono sempre destinate a finire, quindi di questo passo il movimento è destinato a cadere.
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