
ROMA- L’Italia è piena di problemi, enormi, irrisolvibili quasi, e quelle del PD che fanno, pensano a leggine che mettano parità nel linguaggio al femminile. Anche nei tribunali la dicitura dovrebbe cambiare: “la legge è uguale per tutti e tutte“. Mica si può sopportare tutto ciò, quando ci sono famiglie che non riescono a mettere un piatto sulla tavola, e quasi cinque milioni di italiani poveri.
Alcune parlamentari del Pd, prima firmataria Titti Di Salvo ma c’è anche la centrista Paola Binetti, hanno presentato una proposta di legge per eliminare le discriminazioni linguistiche negli atti pubblici e amministrativi. Sognano una riforma della lingua italiana e delle linguistiche relative a grammatica, sintassi, lessico, e altro (sic), per abolire ogni discriminazione di genere e stabilire pari diritti.
Secondo le donne del Pd, dall’entrerà in vigore della nuova legge si dovrà dire: “l’ uomo e la donna hanno bisogno di credere in valori”. Poi i termini che si riferiscono alle professioni come presidente, professore, medico potrebbero diventare “presidenta”, “professora” o “medica/mediche” (facilmente confondibili con parole già in uso).
La singolarità di questa riforma, spiega il Messaggero che riporta la notizia, non sta solo nel tentativo di cambiare ex novo una lingua che è il frutto di un’evoluzione millenaria ma nel proporre una nuova fattispecie di reato “relativa alla violenza maschile contro le donne“, per evitare “un effetto neutralizzante della specificità della violenza nei confronti delle donne“, e per “far emergere la corrispondenza tra l’atto compiuto e l’ intenzione e tra l’ atto compiuto e la realtà di contesto“. Un simile esperimento è già fallito in Francia dove il governo ha deciso che atti amministrativi e norme di legge saranno esenti da simili stravaganze linguistiche.
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