
Siamo ad un bivio, o cerchiamo di dire la verità su tutto quello che ci sta succedendo, o saltano i nervi degli italiani, che finora stanno subendo i silenzio. C’è stato un periodo di tre mesi dove le istituzioni governative e regionali hanno fatto sembrare che tutto si era risolto. La leggerezza messa in campo nel momento in cui è finito il lockdown ha portato alla situazione attuale. La rabbia monta tra la gente, poiché nella fase prima del voto tutto era concesso, eppure i numeri non erano così confortanti da dare massima sicurezza. Oltretutto, negli altri paesi europei già c’era l’inferno, e il governo parlava di modello Italia. Ebbene, visto come stanno le cose il modello Italia è fallito.
Ora, però, c’è da chiarirsi su alcuni aspetti di questa epidemia: non è possibile che prima del voto l’Italia era immune e dopo solo 48 ore dalla fine della tornata elettorale referendaria e regionale, i numeri salgono in maniera vertiginosa. Nessuno ci crede.
Non appena i numeri hanno picchiato in alto, il governo riparte con le restrizioni. Va ricordato al governo che ci sono milioni e milioni di persone che non sono più ripartite. Molte attività non hanno visto più la luce. Sono state dimenticate dal sistema. Quando c’è da fare restrizioni, poi, a pagare sono sempre gli stessi poveracci. I grandi stanno già bene di suo. Il governo e le regioni non capiscono che ormai non si riesce più a programmare il lavoro. C’è una parte d’Italia che non sa a chi chiedere la grazia. Con l’ultimo decreto che si appresta a varare il governo, si getta acqua calda sul fuoco. Il nostro paese rischia di perire in un mare di contraddizioni legislative. Nessuno si fa maestro in questo momento, ma ci sono punti cardini che sono alla base dei contagi, come ad esempio i trasporti locali. Nessuno interviene, intanto il problema esiste, ed è grave.
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