
Autunno 1988. Roma. Centro storico. All’interno del “Bar Frattina”, storica caffetteria, luogo di ritrovo di artisti e personaggi dello spettacolo, a pochi passi dalla monumentale piazza di Spagna e dall’elegante passeggiata di Via Condotti, lo scrittore, divulgatore, regista e attore partenopeo Luciano De Crescenzo, si accinge a consumare la consueta colazione, seduto a un tavolino. “Buongiorno,ragazzi!, il solito caffé…mi raccomando : alla napoletana!…ci siamo capiti, eh?…”, ordina l’eclettico intellettuale, quando, d’un tratto, dall’ingresso, irrompe nel locale un uomo sulla quarantina. “Mi dia un tè,subito, alla svelta, vado di fretta, vengo da Milano e mi aspettano in banca per un’ispezione, sono il direttore generale!…”,esclama con tono concitato e arrogante l’ignoto avventore,avvicinandosi al bancone.“Buongiorno a lei, signore!…purtroppo, come vede, siamo pieni di clienti e , quindi, di ordinazioni…Sono le otto , sa ? e a quest’ora hanno tutti premura di far presto,perché tutti sono attesi sul posto di lavoro!…Vorrà,dunque,avere la cortesia di sedersi e di aspettare il suo turno!…Le assicuro che faremo del nostro meglio per rendere più celere possibile il servizio! …” , replica al posto del barista il capo-cameriere , andandogli incontro. “Oh, ma questo è scandaloso!…Il trattamento che riservate ai clienti, intendo, è davvero scandaloso!…Ancor più, considerando il prestigio di cui gode questo locale!…Roba da matti!…e pensare che dovreste essere al servizio dei clienti!…questo a Milano, la mia città, non succede!…”, ribatte piccato il giovane uomo. “E siccome, qua , siamo a Roma, invece, succede!…Scusate , giovanotto, se non mi presento , saltando ,quindi , i convenevoli di rito, ma ho urgenza di precisare, nel vostro stesso interesse, alcune cose…Sentite : è vero , come avete sostenuto, che il fine di un esercizio è quello di “essere al servizio” del cliente, ma non agli ordini!…” , lo ammonisce De Crescenzo, continuando, “…Poi, se nella vostra efficentissima Milano ,questo, non accade è perché voi milanesi, si sa, non siete “uomini d’amore”…preferite essere comandati, per poter comandare…vi conosciamo!… Voi milanesi, siete freddi, solitari, pragmatici, sbrigativi, privi di qualunque fantasia…siete : “uomini di libertà”, insomma!…Romani e napoletani, invece, sono “uomini d’amore”…loro, il tempo, non lo risparmiano, come fate voi lombardi, per produrre, per lavorare ; preferiscono sperperarlo per pensare, per immaginare, per sognare!…Perdere tempo, fantasicare, che brutta cosa , eh, giovanotto?…Bisogna correre, invece…fare in fretta…buttare giù il caffè senza nemmeno sentirne il profumo, senza neppure assaporarlo per rendersi conto se è buono o cattivo…come fossimo macchine, meccanismi programmati per impartire ed eseguire ordini!…Qua, un giorno o l’altro, finirà che voi “uomini di libertà” smetterete pure di respirare, così da non sottrarre tempo al tempo!…Che poi, chi è che sa dire con precisone cosa sia questo “tempo”?…E’ oggi, è ieri, è domani…sono i miei settant’anni, i vostri quaranta…è il tempo della Storia o quello degli individui?…forse, entrambe le cose!…Io, comunque, da buon “uomo d’amore”, quale sono, preferisco non avere certezze in merito, ma solo dubbi…il dubbio, si sa, è la virtù dei forti…o è la calma?…in ogni caso , fa lo stesso, se uno è dubbioso vuol dire che è abbastanza calmo da avere tempo da perdere per dubitare!…” .
“La napoletanità è per me il dialogo, i rapporti interpresonali, la musica, il sentimento e tutte quelle manifestazioni di cui sentivo la mancanza quando abitavo a Milano. La fortuna è esserci stato qui e là. Prendere il bello e il buono. Riconoscere i lati oscuri. Capire che il segreto è mettere insieme le diversità, senza credere che il tuo stare al mondo sia migliore” . Così, qualche anno fa, lo scrittore, divulgatore, attore e regista Luciano De Crescenzo rispondeva a un cronista che gli chiedeva cosa significasse per lui essere napoletano. Nato a Napoli, nel quartiere San Ferdinando, il 18 agosto del 1928, da un commerciante nel settore della pelletteria e da una casalinga, sposatisi grazie all’intercessione della famosa sensale di matrimoni, Amalia ‘a Purpessa, cresce nell’ambiente borghese e agiato del rione Santa Lucia. Trasferitosi ancora adolescente a Cassino con la famiglia, per scampare ai tragici effetti della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’assalto al comune del frosinate da parte dei tedeschi, fa ritorno insieme con i suoi cari nel capoluogo partenopeo. Iscrittosi, in seguito, alla facoltà di Ingegneria Idraulica, dell’Università Federico II° , verso la metà degli anni Cinquanta, conclude felicemente gli studi laureandosi con il massimo dei voti. Quindi, nel 1961, trovato lavoro come impiegato presso l’azienda IBM, si sposa e diviene padre di una bambina. Rinunciato per anni alla sua reale vocazione, quella di scrittore e divulgatore, nel 1976, decide di abbandonare il suo lavoro per dedicarsi a tempo pieno alla narrativa, incoraggiato dall’interesse nei riguardi della sua opera prima,“Così parlò Bellavista”, mostrato dal giornalista, autore e conduttore Rai Maurizio Cosatanzo. Infatti, ospitato più volte nella sua trasmissione , “Bontà loro”, uno dei primi talk-show della televisione italiana, riscuote largo consenso presso il pubblico, registrando un notevole incremento nelle vendite del suo libro-esordio, divenuto ben presto un vero e proprio caso letterario. Dotato di sagacia e autoironia e , capace di stabilire con gli spettatori una forte empatia, fra gli anni Ottanta e Novanta, partecipa a varietà come “Tagli, ritaglie e frattaglie” di Renzo Arbore e riveste il ruolo di “divulgatore filosofico”, conducendo sulle reti di Stato programmi incentrati su quesiti di filosofia e sull’interpretazione di miti e leggende degli antichi Greci ( “Zeus-Le Gesta degli Dei e degli Eroi”). Divisosi successivamente tra gli impegni di presenatore e quelli di scrittore ( nello stesso ventennio dà alle stampe , sempre per la casa editrice Mondadori, romanzi e saggi tra i quali : “La Napoli di Bellavista” , séguito del fortunato libro-esordio, “Storia della filosofia greca. I presocratici”, “Oi dialogoi. I dialoghi di Bellavista”, “Storia della filosofia greca. Da Socrate in poi”, “Zeus. I miti dell’amore”, “Zeus. I miti degli eroi”, “Il dubbio”, “I miti degli dei”, “Socrate”, “I miti della guerra di Troia”, “Panta rei”e “I grandi miti greci”), convinto dall’amico Renzo Arbore, debutta sul grande schermo , prima nelle vesti di attore ( “Il pap’occhio”e “FF.SS.”-Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, film diretti dallo stesso Arbore) e poi in quelle di attore e regista (interpreta e dirige le pellicole “Così parlò Bellavista”, “Il mistero di Bellavista” , tratte dai suoi libri , “32 dicembre” e “Croce e delizia”). Premiato come autore (premio Scanno, premio Cimitile, premio Bancarella) e come regista-attore (David di Donatello e Nastro d’Argento), negli anni Duemila continua a pubblicare saggi di carattere divulgativo, originati dalle sue riflessioni sulla condizione umana e sullo spirito partenopeo (“Storia della filosofia medievale”, “Storia della filosofia moderna-da Niccolò Cusano a Galileo Galilei” e “da Cartesio a Kant”, “Il pressappoco”, “Il caffè sospeso”, “Socrate e compagnia bella”, “Ulisse era un fico”, “Tutti santi me compreso”, “Fosse ‘a Madonna”, “Garibaldi era comunista”, “Gesù è nato a Napoli” e “Ti porterà fortuna”).Realizzato, inoltre, il sogno di recitare accanto all’amata Sophia Loren, diretto da Lina Wertmuller nei film “Sabato, domenica e lunedì” , adattamento dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo e “Francesca e Nunziata”, il 18 agosto scorso, ha compiuto novant’anni. Celebrato per l’occasione da amici e colleghi, seppur affetto da prosopagnosia, malattia neurologica che gli impedisce di riconoscere i volti delle persone conosciute, si prepara alla,ormai,imminente uscita, per la Mondadori, della sua autobiografia : “Sono stato fortunato” e a chi osi fargli notare l’importanza del traguardo raggiunto, risponde : “Novant’anni? , in realtà ,ne ho compiuti sessantaquattro, anche se a me paiono sessantatré!…Del resto, l’orologio è soltanto un oggetto che segna il tempo. Il suo tempo” .
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