
ROMA- C’è un Salvini che continua a crescere nei consensi degli italiani, e c’è un Di Maio che precipita sempre più giù. L’Italia, come ho sempre detto, cambia opinione facilmente, ma non lo fa perché è stupida, anzi, è abbastanza intelligente e capisce al volo che nuove macchine non producono l’eccellente velocità che si aspettano. Il M5S ha commesso diverso errori e quella macchina che sembrava perfetta si è rivelata avere un motore scadente.
La risposta è arrivata chiara e forte alle elezioni nel Friuli-Venezia-Giulia, che si sono tradotte per il Movimento 5 Stelle in un vero e proprio tracollo. Aveva ottenuto il 24% alle politiche, il suo candidato Morgera si è fermato al 12% e come voto di lista ha ottenuto appena il 7%. Risultato che fa capire come gli italiani girano le spalle subito e senza pensarci su due volte.
Tutti hanno capito il bluff del M5S, che pur di governare con un Di Maio a capo di tutto, ha fallito ogni contatto per formare un governo. Addirittura Di Maio sta dando l’impressione di essere come Renzi, cioè comandare a tutti i costi. Gli italiani lo capiscono dal modo con cui il capo politico del movimento ha portato avanti le trattative, fino a trovare il collasso definitivo quando ha tentato di accasarsi insieme al PD. Ed è qui che gli elettori non hanno capito più nulla, poiché per il M5S il PD era considerato il Male Assoluto, il tumore da estirpare, si è trasformata da forza contraria alle imposizioni della Ue a garante degli interessi europei, insomma, ha rinnegato in poco più di un mese la sua storia e i suoi valori del movimento.
Di Maio ha fatto tutto il contrario di quello che invece ha fatto Salvini, che inizia a crescere anche al sud rispetto al M5S. Matteo Salvini è stato premiato perché è rimasto fedele sia al patto elettorale di centrodestra, esigendo il rispetto dei punti fondamentali del suo programma, anteponendoli alle lusinghe del potere. Il messaggio che ha lanciato è diventato credibile, forte e, soprattutto coerente, quello di un leader di parola. Come desiderato dagli italiani. Il voto in Friuli legittima la Lega quale capofila incontrastato della coalizione e, in quanto tale, quale forza di riferimento a livello nazionale.
Ora la Lega diventa quella forza politica capace di catturare tutti quei voti di elettori di destra moderata e di tutti quei liberali che hanno votato il movimento in assenza di un leader capace di rappresentarli. Ora c’è Salvini che sta aprendo la strada a un partito di destra liberale che può fare la differenza su tutti, anche sulla ormai defunta sinistra e, soprattutto, demolire quel 32% del movimento ottenuto il 4 marzo. Al movimento, in questo momento, non gli rimane di ritornare con i piedi per terra e mostrare un approccio diverso abbandonando definitivamente gli aspetti che finora hanno caratterizzato la vittoria del movimento, perché gli elettori stanno già facendo le valige e non torneranno più indietro.
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