
ROMA – I fallimentari governi, che in questi anni si sono avvicendati nel nostro Paese, hanno scaraventato l’Italia in una penosa sofferenza. Oggi, la speranza in un futuro diverso è rivolta al “Governo del cambiamento”.
Nel 2017 il numero degli italiani residenti all’Estero aveva toccato i cinque milioni di emigrati. È giusto e doveroso parlare, e conoscere, la realtà dell’emigrazione italiana nel mondo: una realtà presente. Con il dovuto rispetto affermo che ogni giorno i vari notiziari televisivi ci propongono solo riprese di arrivi, neanche una volta di partenze! Le spiegazioni sono molteplici, ed è importante evidenziare come nel tempo, nel mondo della “libertà di movimento”, sia necessario considerare anche la “libertà di restare” nella propria terra: questo vale per tutti, inclusi gli italiani.
Abbiamo vissuto nell’attesa del “cambiamento” mentre sempre più famiglie hanno visto partire padri, figli, nipoti e addirittura anziani in cerca di paradisi fiscali per pensionati.
La politica scorretta ha creato precarietà, instabilità economica e geopolitica a tal punto che si è avvertita la necessità di trovare risorse altrove. Sono molti gli italiani che hanno sperimentato il cammino verso l’Estero, portando con sé qualità, capacità e preparazioni acquisite in Italia, ponendole a favore di Paesi che hanno consapevolezza verso le “nuove generazioni” “nuove competenze”.
Il nostro Paese ha bisogno di essere rigenerato, riedificato, rinnovato, quindi per la ripresa dell’Italia è essenziale valorizzare le nuove generazioni e sostenere i disoccupati tra i cinquanta e i sessantaquattro anni, tristemente noti alle cronache, poiché rimasti senza lavoro e con enormi difficoltà di riuscire a trovare possibilità occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le responsabilità politiche nazionali hanno sempre consegnato l’Italia alle istituzioni europee, inchinandosi e chiudendo gli occhi, sperando che risolvessero loro i problemi italiani.
L’Italia ha il dovere di organizzare il sistema bancario, ha il compito di riformare il “governo dell’impresa”, di investire nella ricerca, migliorare la qualità degli impieghi e promuovere l’occupazione femminile, che ci vede alle ultime posizioni in Europa. Dice bene Di Maio: i patronati devono cambiare marcia, è necessario un loro sostanziale rinnovamento, ed essere in grado di guidare al lavoro, offrire assistenza fiscale, supportare nel campo della normativa sul lavoro e, quindi, uscire gradualmente dal sistema di “assistenza eterna”.
Si parla tanto di “ACCOGLIENZA”, la necessità di avere riguardo, sensibilità e attenzione per l’immigrato, ma non si fa nulla per la “RESTANZA”, (Vito Teti, Pietre di pane. Un’antropologia del restare, cit.). Il diritto di restare nel proprio Paese!
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