
ROMA- “Il Pd è morto”, questo non lo scopre solo Di Maio, ma ormai tutti sono consapevoli che il PD non è più un partito affidabile. Ed ecco che in queste ore si sta scatenando la bufera sul fatto che Di Maio ha scaricato Renzi: “Avevo chiesto il confronto con Renzi qualche giorno fa, quando lui era il candidato premier di quella parte politica. Il terremoto del voto in Sicilia ha completamente cambiato questa prospettiva. Mi confronterò con la persona che sarà indicata come candidato premier da quel partito o quella coalizione“.
Ha pienamente ragione, perché dopo il voto siciliano Renzi fa accumulare al PD l’ennesima figuraccia. Il vero interlocutore di Di Maio, sia chiaro, sta nel centrodestra e non più nel PD. In Sicilia il centrodestra si appresta a conquistare la regione. Nelle stesso momento Forza Italia ottiene una affermazione che la porta a diventare il secondo partito, mentre il PD e giù, sempre più giù.
“Ad Ostia ci siamo confermati la prima forza politica con il 30%. In Sicilia abbiamo quasi triplicato il Pd e doppiato forza Italia. Sono insieme a Giancarlo e stiamo seguendo lo spoglio: il risultato sarà incerto fino all’ultimo seggio scrutinato. Possiamo farcela, ma lo sapremo solo alla chiusura dei seggi – ha spiegato Di Maio su facebook – Siamo la prima forza politica del Paese e abbiamo tenuto testa alla grande all’accozzaglia del centrodestra e superato ampiamente quella che sarebbe formata da centro sinistra e sinistra che secondo le proiezioni attuali, insieme, sarebbero attorno al 25%. Noi da soli siamo ben oltre il 30%”.
Ma la mossa di Di Maio è azzeccata, poiché mette in secondo piano la figura di Renzi che, ormai, è additato come unico colpevole del disastro PD. Lui ha tentato di dare la colpa ad altri, ma non c’è riuscito, tutto gli torna indietro come un boomerang. Anche il presidente del senato Grasso ha risposto con le rime ad accuse piovute da alcuni vertici dell’estinto PD, per prima da Davide Faraone, capo dei renziani in Sicilia. Grasso ha risposto immediatamente alle accuse: “Sullo stile e l’eleganza dei commenti di alcuni importanti esponenti del Partito Democratico in merito al coraggio del presidente Grasso non resta che confermare ancor di più le motivazioni per le quali il presidente si è dimesso dal gruppo del Pd: merito, metodi e contenuti dell’attuale classe dirigente del partito sono molto lontani da quelli dimostrati dal presidente in tutta la sua opera a servizio dello Stato e delle Istituzioni“.
Per Concludere, rimarcando il concetto: Di Maio ha pienamente ragione, perché in queste ore veramente Renzi non è più nessuno, si mantiene in vita politicamente solo perché il partito, ovvero, i fedelissimi, lo mantengono in vita pur sapendo che insieme a Renzi moriranno politicamente anche loro.
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