
MARANO- Un sequestro eseguito in queste ore dai carabinieri del Ros di Napoli a Marano, svela ancora una volta il connubio camorra-politica che ha distrutto la regione Campania in tutti questi anni. Capannoni, aziende, depositi, e soprattutto servizi di urbanizzazione, un complesso industriali su cui aveva messo le mani la camorra vicino al clan Polverino. Il blitz della Procura di Napoli applica i sigilli a beni per 4 milioni di euro, una fetta consistente del Pip. Sotto inchiesta finiscono gli imprenditori di Sant’Antimo Aniello e Raffaele Cesaro, 62 e 60 anni, già coinvolti due anni fa in un’inchiesta su politica e camorra per investimenti a Lusciano, e fratelli del più noto deputato di Fi Luigi Cesaro. Sotto i riflettori ci sono ampie aree del Piano di insediamento produttivo (Pip) di quel territorio. Le accuse sono, a vario titolo, minaccia e falso materiale e ideologico, aggravati dalla finalità mafiosa. Oltre a varie violazioni di leggi in materia urbanistica. Con i due Cesaro senior, risulta indagato anche Francesco Scialo’, 63 anni, un collaboratore dei Cesaro. L’inchiesta dei pm Mariella Di Mauro e Giuseppe Visone, coordinata dal procuratore aggiunto antimafia Giuseppe Borrelli, si avvale delle dichiarazioni di pentiti di camorra e tecnici che avevano lavorato sui vari adempimenti tecnici del Pip. I carabinieri guidati dal colonnello Gianluca Piasentin hanno acquisito atti, ascoltato testimoni, verificato la difformità tra alcune caratteristiche dei lavori così come erano stati prospettati, e quelli realmente eseguiti. Un lavoro che dopo il primo vaglio è confluito nel decreto di sequestro preventivo emesso dal gip Francesca Ferri. I magistrati hanno raccolto numerosi riscontri, e ottenuto la collaborazione di chi era stato minacciato. L’indagine era partita nel dicembre scorso con il sequestro dei documenti amministrativi relativi al bando di gara e alle fasi di assegnazione dei capannoni.
Articoli simili: