
Estate 2018. San Giovanni a Teduccio (Napoli). All’interno di una scuola abbandonata ,ristrutturata e adibita a spazio per le Arti, la compagnia Napoli Est Teatro, diretta dal regista Mario Martone, sta provando il primo atto dello spettacolo “Il sindaco del Rione Sanità”, pièce di Edurado De Filippo. Nei panni del protagonista, il “sindaco”, “Antonio Barracano”, Francesco di Leva, che, interrotto il suo monologo, a causa di un vuoto improvviso di memoria, chiede a Martone di fare una pausa. “France’, credimi, io non capisco quale sia il problema!…è la terza volta in meno di un’ora che dobbiamo fermarci…”, fa notare il regista, continuando: “France’, non è da te!…Si può sapere cosa ti è successo?…perché è evidente che è successo qualcosa…Ja’,lo sai che di me ti puoi fidare…sono o non sono il tuo confidente?…”. “Sì, Mario, e di questo ti ringrazio!…per me è un vero onore!…un regista come te!”, si schermisce l’attore, provando a spiegare: “…Il fatto è che, l’altro giorno, dopo aver finito le prove dello spettcolo, ho incontrato per caso, per la strada, un mio compagno delle scuole Medie…Ci siamo fermati a parlare e ci siamo raccontati le nostre vite…Capirai, dopo vent’anni!…poi, a un certo momento, non lo so come è successo, l’argomento è caduto su un altro nostro compagno di classe e ….insomma, per fartela breve mi ha rivelato che il nostro amico , qualche mese, è stato ricoverato all’ospedale per un forte esaurimento nervoso…tu mi dirai : “E allora?, sai quanta gente si esaurisce a questo mondo!”…Sì, ma bisogna vedere perché!…Il mio amico, Mario, si è ammalato dopo aver ricevuto nel suo negozio, una ferramenta, la visita di un estorsore…Mario, mi hai capito, no?…era un intermediario della camorra , venuto a chiedere il pizzo!…Il mio amico, per mesi si è rifiutato di pagare e gli hanno fatto di tutto: dalle minacce verbali agli atti di vandalismo contro il negozio, fino a che, un giorno, l’estorsore ,è andato a trovare a casa i suoi genitori , chiedendo loro, “amichevolmente”, di estinguere il prestito del figlio… Il mio amico, dopo aver denunciato l’intermediario, ha chiuso il negozio, perché aveva troppa paura di tenerlo aperto e di vedere ritornare lì dentro, da un giorno all’altro, il suo aguzzino e così ha perso il lavoro…Capisci?…capisci, adesso perché stamattina non riesco a concentrarmi?…non faccio altro che pensare al mio amico e a una soluzione per tirarlo fuori dai guai…e soprattutto dall’esaurimento!…Mario, la verità è che noi, noi che facciamo Teatro, che recitiamo, vendiamo sogni…poi, la realtà è un’altra e ti arriva in faccia come un pugno!…Ho sempre pensato che l’Arte, il Teatro , la Cultura potessero cambiare il mondo o almeno la mentalità della gente, del mio quartiere…e invece…ogni sforzo sembra essere vano!…”. “Nooo, no France’, e mo basta!, non posso sentirti parlare così!…che sono queste uscite negative?…”, l’ammonisce Martone, chiosando: “France’,tu lo sai, no, che Leopardi, Giacomo Leopardi, è il mio scrittore preferito…ebbene, lui è conosciuto per il suo pessimismo, ma, in realtà era tutt’altro che pessimista…era semplicemente un realista, uno, che le brutture del mondo, gli inganni della natura e dell’uomo,li vedeva, ma al tempo stesso,non poteva fare a meno di sperare…Te la ricordi la sua lirica dedicata alla Ginestra, il fiore che cresceva alle pendici del Vesuvio e che, malgrado, venisse distrutta dalle eruzioni del vulcano sopravviveva al fuoco per rinascere dall’impasto fecondo di terra e ceneri?…Ecco tu, io , il tu amico ,siamo tutti quella ginestra…siamo travolti , certo, da dolori, sofferenze, difficoltà, ma rinasciamo sempre!…France’, ascoltami , dobbiamo applicare la lezione di Leopardi e vedrai che una soluzione per ripristinare l’attività del tuo amico la troviamo!…E lo sai qual è la lezione del poeta di Recanati? : rimboccarsi le maniche e affrontare le intemperie della vita, spingersi oltre il limite, oltre la siepe,verso l’infinito…France’ dobbiamo essere come lui, dobbiamo essere come Leopardi: pessimisti, ma con impegno!…”.
“Possono cambiare le cose?. E’ difficile immaginare un mondo migliore. Facccio riferimento al mio amato Leopardi, nessuno era più pessimista di lui, osservatore profondo e reale delle cose umane. Eppure non c’è parola che in Leopardi non ti inviti all’impegno, alla responsabilità civile. Esiste, e in tempi come questi più che mai, l’esigenza di sentirsi responsabilizzati come persona”. Così, il regista Mario Martone, in un’intervista a La Repubblica, in occasione della prima del film: “Il sindaco del Rione Sanità”,ispirato all’omonima opera teatrale di Eduardo De Filippo. Nato a Napoli il 20 novembre 1959, attratto sin da adolescente dal Teatro, negli anni Settanta, si trasferisce nella Capitale, dove debutta come regista nel 1976, portando in scena lo spettacolo “Faust o la quadratura del cerchio“, cui segue nel 1977 la fondazione della compagnia “Nobili di Rosa”, con Andrea Renzi, Francesca La Rocca, Augusto Melisurgo e Federica della Ratta Rinaldi. Portati in scena gli spettacoli: “L’Incrinatura” e “Avventure al di là di Thule“, nel febbraio del 1979 muta il nome della formazione artistica in “Falso Movimento“, avvalendosi della collaborazione dei registi Angelo Curti e Pasquale Mari. Conquistata la critica nei primi anni Ottanta con le pièce: “Rosso Texaco” e “Tango Glaciale”, quest’ultimo trasmesso dalla Rai, si ciementa con testi di Shakespere (“Otello“), Brecht, (“Coltelli nel cuore“) e Godard, (“Ritorno ad Alphaville“). Reduce da una nuova fusione del suo gruppo teatrale con il “Teatro dei Mutamenti” di Antonio Neiwiller e con il “Teatro Studio” diCaserta, diretto dall’attore Toni Servillo, dà vita alla compagnia “Teatri Uniti”, per la quale, fra il 1987 e il 1993, dirige i drammi “Filottete” di Sofocle e “Riccardo II” di Shakespeare. Tornato sul set cinematografico nel 1992, a dieci anni di distanza dall’esordio con il cortometraggio “Foresta Nera“,dirige il suo primo lungometraggio : “Morte di un matematico napoletano”, storia del matematico napoletano Renato Caccioppoli, con cui si aggiudica il Gran Premio della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia e i premi David di Donatello, Nastro d’Argento e Ciak d’oro. Realizzato nel 1993 il mediometraggio “Rasoi“, ispirato a un suo spettacolo teatrale del 1990, nel 1995 gira il secondo film: “L’amore molesto“, tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, presentato in concorso al Festival di Cannes e vincitore del David di Donatello, del Ciak d’oro e del Globo d’oro, cui segue nel 1997, “La salita“, episodio della pellicola: “I vesuviani”, oggetto di aspre critiche e di un’interrogazione parlamentare per il riferimento alla vicenda politica dell’ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino. Poi, diretto il lungometraggio “Teatro di guerra”,dal 1999 al 2001 riveste la carica di direttore artistico del Teatro Argentina di Roma e dal 2003, quella di condirettore del Teatro Stabile di Napoli. Tra i registi del reportage sul G8 di Genova, “Un altro mondo è possibile“, nel 2004 firma la regia del film : “L’odore del sangue“, tratto dall’omonimo romanzo di Goffredo Parise. Impegnato, fra il 2007 e il 2017 nella direzione artistica del Teatro Stabile di Torino, negli stessi anni dirige una serie di pellicole di successo, quali: “Noi credevamo“, desunta dall’omonimo romanzo sul Risorgimento di Anna Banti, grazie alla quale ottiene i premi David di Donatello , Nastro d’Argento, Ciak d’oro , Globo d’oro e Alabarda d’oro, e “Il giovane favoloso“, dedicata alla vita del poeta di Recanati, Giacomo Leopardi, presentata al Festival di Venezia e premiata con un Nastro d’Argento,un Ciak d’oro e un Globo d’oro. Insignito di un Premio alla carriera al Festival del Cine Italiano di Madrid e di una laurea honoris causa in Linguaggi dello Spettacolo del Cinema e dei Media presso l’Università della Calabria, si dirige diverse opere liriche, tra cui: “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci” per il Teatro alla Scala di Milano, “Così fan tutte“, “Le nozze di Figaro” e “Don Giovanni” di Mozart, “Matilde di Shabran“, “Torvaldo e Dorliska” “Aureliano in Palmira” di Gioacchino Rossini, per il Festival di Pesaro, “Fidelio” di Beethoven e “Charlotte Corday” di Lorenzo Ferrero. Premiato con La Ginestra per l’adattamento teatrale delle “Operette morali” di Leopardi, nel 2018 dirige il film “Capri-Revolution“, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore di un Ciak d’oro, cui alterna nuove regie liriche, come: “Andrea Chénier” per il Teatro alla Scala,con la direzione musicale di Riccardo Chailly e l’interpretazione del soprano Anna Netrebko e del tenore Yusif Eyvazov. Nel 2019 , in scena nei teatri italiani con “Il sindaco del Rione Sanità“, opera di Eduardo De Filippo, realizzata con la compagnia Napoli Est Teatro, fondata , tra gli altri, dall’attore Francesco di Leva, per il riscatto dei giovani di San Giovanni a Teduccio, da cui ricava l’omonima pellicola, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, si aggiudica il Premio Ennio Flaiano per la miglior sceneggiatura. Di recente, sul set, nonostante le difficoltà e le interruzioni legate all’emergenza Covid, per girare la serie Tv dal titolo “Qui rido io“, dedicata all’attore e commediografo Eduardo Scarpetta, ha dichiarato: “Non dico mai a un attore come deve dire una battuta. In una compagnia teatrale, c’è bisogno di un campo di forze all’interno del quale le dinamiche tecniche e psicologiche tendano a seguire lo stesso percorso. I compagni di viaggio che ho avuto nel corso del tempo sono stati fondamentali, anche perché vivevamo in un periodo in cui si aveva l’impressione di appartenere a un grande movimento artistico e culturale. Ai giovani attori e ai giovani di oggi in generale, dico: rimboccatevi le maniche e andate avanti”.
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