
ROMA- Non so, mi sento quasi offeso, come italiano, da chi vuole raccontare le favole e non le sa nemmeno raccontare. Io non valuto numeri, vivo in mezzo alla gente e non vedo volti felici e sorridenti, non sento discorsi a lunga prospettiva, sento solo l’angoscia che si portano dentro padri di famiglia senza più un lavoro. Sento l’angoscia di chi lavora e non arriva alla terza settimana. Guardo con attenzione l’angoscia dei giovani che non hanno prospettiva. Guardo con insistenza alle imprese che chiudono a cascata. Allora, mi chiedo, dove prende il coraggio Matteo Renzi nel dire tutte quelle cazzate sullo stato di salute del nostro paese.
C’era una frase di Alighiero Noschese che, imitando Scalfaro, sulla crisi di quel tempo, disse: “Cari italiani, vi annuncio che è FINALMENTE finita la crisi ed è UFFICIALMENTE iniziata la FAME”. Renzi non ha fatto altro che dire la stessa cosa. La crisi non è mai finita, e non oggi. La crisi l’Italia la vive perennemente a partire dal 1970. Non è mai uscita da quell’inferno, l’unico andamento che ha sempre mantenuto i numeri positivi è stato l’innalzamento del debito pubblico, e da quando c’è stato Renzi al governo, esso è aumentato di 160 miliardi di euro.
Nessuna crisi può finire quando un paese è pieno di debiti. Ma oggi il paradosso è che gli italiani si ritrovano con due debiti da pagare: quelli che fa lo stato e quelli che lo stato costringe a fargli fare per pagare il 70% di tasse che chiede. Insomma, il vortice non tende a diminuire, continua inesorabilmente a crescere. Quindi l’Italia non è ripartita per niente, perché i consumi interni non esistono e le imprese continuano a chiudere per disperazione.
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