
ROMA- C’è un dramma nel dramma che si vive in un rapporto di coppia, e questo è dettato dalle separazioni. Oggi le separazioni sono a portata di mano, quasi una moda diffusa nella società contemporanea, moderna, evoluta, ma che alla fine è solo figlia di un cattivo costume che mette sotto i piedi i valori della famiglia come nucleo indissolubile. La separazione come atto conclusivo di un rapporto che non va, o forse non si vuole far andare bene, perché ognuno pensa per se e vuole a tutti i costi anche l’impossibile. Le separazioni sono l’anticamera della precarietà, come condizione che apre la strada a una vita comunque più difficile, come punto di partenza per un isolamento crescente, per una situazione esistenziale più fragile, per uno sfaldamento progressivo di tutte le relazioni. E queste, se non gestite alla meglio, creano condizioni di disagio psicologiche che possono ledere la personalità di un individuo rendendolo anche aggressivo, poiché perdere tutto per via di una separazioni rischia di innescare l’odio capace di creare tragedie.
Un terzo degli uomini sperati (30,6%), pagato l’assegno di mantenimento, dichiara di poter contare su un reddito residuo mensile che va dai 300 al 700 euro. Il 17% dai 100 ai 300 euro. E c’è addirittura un 15,1% a cui rimangono in tasca meno di 100 euro al mese, poco più di tre euro al giorno per sprofondare in una sopravvivenza da clochard, se non ci fossero le reti Caritas e degli altri enti assistenziali a soddisfare, almeno in parte, i bisogni più immediati, per queste persone non ci sarebbe nessuna speranza. Punto culminante di una povertà relazionale e di una legislazione profondamente ingiusta che rende la vita dei padri separati decisamente peggiore rispetto a quella delle donne. Questi dati sono venuti fuori grazie alla prima ricerca realizzata grazie alla collaborazione diretta delle associazioni di separati, promossa dall’Istituto di antropologia per la cultura della persona e della famiglia, in collaborazione con l’Associazione famiglie separate cristiane e il Centro di Ateneo ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano.Il dossier, concluso prima dell’estate
Ma noi li abbiamo visti questi uomini, li abbiamo Ascoltati, e quando ascolti la disperazione di chi si è ritrovato nel nulla in poco tempo, ti rendi conto che c’è qualcosa che non va. Un uomo che ha perso la casa, il lavoro, gli affetti, rischia di impazzire. Mesi passati in macchina agli angoli delle strade in cerca di qualche riparo. Il buio delle notti accovacciato sui sedili posteriori per cercare di dormire, l’odore rancido alle prime luci del mattino, i vetri appannati dietro cui nascondersi. Per un padre separato che ha perso tutto, la vergogna non si cancella.
In Italia i padri separati sono circa 4 milioni, 800mila si trovano sulla soglia di povertà secondo il Rapporto Caritas 2014 . Un esercito di uomini che, complice la crisi economica, per sostenere il mantenimento dello stesso tenore di vita all’ex moglie e ai figli, non hanno i soldi per pagare un affitto e così vivono dentro un’automobile o sono ridotti allo stato di clochard. Papà in giacca e cravatta in fila alla mensa dei poveri, costretti a dormire in macchina e a farsi la doccia in ufficio. Noi queste storie le abbiamo ascoltate con le nostre orecchie. Un dramma silenzioso che confina molti uomini allo stato di indigenza a cui si somma il dolore per l’allontanamento dei figli. Sono alberi abbattuti che un tempo avevano radici forti da renderli indistruttibili, ma la separazione li ha annientati. Il padre separato non fa rumore, non chiede aiuto, si vergogna, e lo riconosci dallo sguardo perso e remissivo con il quale vuole schivare ogni domanda per non sentirsi colpevole. Spesso non hanno la forza morale per affrontare questa situazione. Così si innesca una spirale per cui i papà che non riescono a pagare gli alimenti si sentono in difetto e pensano di non meritarsi l’affetto dei figli. Questo è un altro dramma prodotto dalla società moderna, una società che non ha capito nulla e sta solamente distruggendo i valori veri dell’umanità. Anche questo è un dramma che deriva dal cattivo concetto dell’amore, ma nessuno ne parla.
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