
Non c’è un giorno che non appare un articolo sui famosi giornale di qualche imprenditore di turno che si lamenta di non trovare personale per colpa del reddito di cittadinanza. Sta diventando una moda, e i grandi giornali si prestano a questa farsa che più farsa non è. Che sfacciataggine.
Il reddito di cittadinanza, seppur contestabile nella metodologia, ha cercato di ovviare ad una carenza sociale che finora è stata disinteresse degli altri partiti. La povertà e la carenza di lavoro, sono il male che in questo momento più di tutto colpisce le persone. La fine anche delle politiche sociali, fanno il resto. Ma è sempre la politica che deve risolvere i problemi, e non lo fa.
Il reddito di cittadinanza non c’entra nulla. Chi ha aderito al reddito vuol dire che era senza lavoro, disoccupato, quindi ha aderito per avere il sussidio e sperare in un lavoro vero. Se l’imprenditore si lamenta che non trova questa o quella professionalità per la sua azienda, vuol dire che quel lavoratore lavorava a nero. Oppure significa che quel lavoratore prendeva meno di quanto previsto dal reddito di cittadinanza. A questo punto la guardia di finanza e l’ispettorato del lavoro, appena letto gli articoli, dovrebbero avviare un bel controllo al cospetto dell’imprenditore che si lamenta. Il tutto puzza di bruciato.
Allora se vogliamo essere seri, bisogna dire che oggi il lavoro è a nero, è sottopagato, le ore di lavoro sono fin troppe, quindi nessuno vuole più lavorare come schiavi. Il reddito ha messo anche in correzione gli atteggiamenti di tantissimi imprenditori, che invece di lamentarsi nei confronti del reddito di cittadinanza, farebbero bene a lamentarsi nei confronti dello stato, che ha portato la tassazione al 70% nel reale ed ha distrutto tutto e tutti.
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