Mar. Mar 19th, 2024

I giovani di oggi non sanno che Parete era ricco di tante tombe romane. I romani amavano la terra felix, quindi soggiornavano e avevano eretto villaggi contadini che poi oggi sono i nostro paese dell’agro aversano. Intorno a Parete sono state ritrovate tante tombe romane, purtroppo quei cimeli così importanti sono andati dispersi per colpa di tombaroli sconsiderati che hanno impedito alla nostra comunità di avere oggi un museo storico romano nel cuore del paese.

Quei reperti storici erano la prova evidente che i romani avevano occupato le nostre terre. All’interno di quelle tombe furono trovati oggetti di ogni genere, perché era usanza dei romani di seppellire insieme al defunto anche i cimeli terreni di cui era possessore. Furono trovate diverse tombe, alcune anche in marmo pregiato, con iscrizioni contenenti ancora i resti di persone sepolte molti secoli prima, che vennero trasferiti nell’ossario del cimitero. Molti agricoltori, non dando valore a ciò che avevano trovato, consegnarono molti degli oggetti al Reverendo Don Tommaso de Marinis, sacerdote e maestro comunale nel villaggio di Parete. Lo stesso reverendo, nel 1822, li donò al canonico Fulgare di Aversa, che li richiedeva con molta insistenza e mostrando per essi vivo interesse. Ma anche tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del Novecento furono ritrovati altre tombe e portati alla luce interi cimiteri. La profanazione da parte di sconsiderati tombaroli si concluse solo a inizio anni Ottanta. La presenza dell’attuale cimitero, costruito proprio in quel posto, può essere un prosieguo di quello che era il luogo cimiteriale dei romani. Dalla ricerca risulta che il cimitero di Parete è sempre stato situato nel posto dove si trova attualmente e qui sono stati conservati i resti dei cittadini del villaggio di Parete fino ai giorni nostri.

Abbiamo perso qualcosa di molto importante che la storia ci aveva lasciato in eredità. Per mia fortuna la vita mi ha regalato enormi esperienze che oggi mi permettono di poter raccontare e scrivere in base all’esperienze di vita e non per sentito dire. Proprio a Roma ho avuto la fortuna di poter ammirare la storia di Roma guardando con i miei occhi. Stavo lavorando all’interno del mausoleo di Lucilio Peto, noto anche come sepolcro dei Lucilii, è un monumento di Roma, risalente probabilmente alla fine del I secolo. Stavamo eseguendo l’impiantistica per illuminare tutto il sepolcro (vedi foto), quindi si stava eseguendo degli scavi per sotterrare i cavi elettrici. Ebbene, in uno di questi scavi venne alla luce una tomba romana. Chiamata la sovraintendenza, ci autorizzarono ad aprire il sarcofago. Tutto l’involucro (sotto, nei lati, e la copertura), era formato da una mattonata dei tempi romani: i mattoni venivano costruiti con la paglia e terra. Dentro c’erano resti umani e intorno alla salma tanti cimeli di piccole dimensione, la sovrintendenza ci disse che si trattava di uno schiavo di Lucillo, poiché i cimeli non erano di valore. C’era uno specchietto ricavato da lamiere della vecchia roma, un pettine ricavato da osse animali, una piccola anfora, un altro oggetto che sembrava una borsetta, quindi i resti erano di una donna. Insomma, nell’ammirare tutta quella bellezza storica mi venne in mente quello che era successo a Parete, e di tutti quei beni che potevano rappresentare qualcosa di estremamente importante per la nostra comunità, anche come risorsa turistica. Immaginate per un ottimo un museo storico romano cosa significhi oggi per Parete. Quante occasioni sono state perse per incuria dell’umanità poco attenta alla storia e alla cultura.