
GENOVA- La donna ha sopportato troppo e quindi, non avendo mai denunciato le violenze, ora non ha diritto a niente. La separazione, per i giudici, “non può essere considerata colpa del marito violento, nonostante le percosse, l’alcolismo e gli effetti sulla vita dei figli”. Una sentenza che mette in ridicolo gli sforzi che tanti fanno per combattere la violenza sulle donne. Uno schiaffo agli impegni di tanti volontari che ogni giorno vanno in giro a raccontare quello che accade alle donne. Per i giudici del Tribunale di Genova a cui la donna si è rivolta, infatti, ha subito per toppo tempo e ribellarsi dopo tutti quegli anni non è credibile: “Di fatto ha tollerato la condotta del marito”.
Il marito, come riporta La Stampa, tornava a casa ubriaco e la picchiava. Lo faceva davanti ai figli, fino a mandarla al pronto soccorso. La donna ha conservato tutti i referti, anche di quando si era presentata in ospedale con una ustione alla gamba, sempre procurata da lui. Solo quando l’uomo è finito in carcere lei ha deciso di andar via di casa, trovando rifugio in una comunità protetta, e ha avuto il coraggio di separarsi da lui. Anche per cercare di riavere con sé la figlia, portatale via dai servizi sociali perché non poteva crescere con un padre così. Per i giudici, che di fatto, hanno creduto alla donna: “E vero che è stata costretta a lasciare la casa coniugale per le continue percosse e minacce subite dal marito ed è vero che dopo anni di accessi al pronto soccorso la convivenza non poteva protrarsi oltre”.
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