
La Polizia di Stato di Ragusa, su delega della Direzione
Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, ha eseguito
15 ordinanze di custodia cautelare e 5 sequestri preventivi di azienda nel
settore del riciclo plastiche.
Il provvedimento, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania,
ha permesso di disarticolare un´associazione per delinquere di stampo mafioso
denominata “stidda”. Tra i reati contestati, commessi tutti con
metodologia mafiosa, rientrano l´estorsione pluriaggravata, l´illecita
concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione
ed il porto di armi da sparo, il danneggiamento seguito da incendio, il
traffico illecito di rifiuti aggravato.
Le indagini delegate dalla Procura Distrettuale di Catania e condotte dalla
Polizia di Stato, hanno preso avvio nel 2014 a seguito di un sequestro, operato
a Roma, di calzature contenenti materiali nocivi per la salute. Fu ipotizzata
l’esistenza di un´organizzazione dedita al traffico di rifiuti plastici,
acquisiti da imprese di raccolta e stoccaggio aventi sede nelle province di
Ragusa e Catania ed esportati in Cina, ove gli stessi venivano utilizzati per
la fabbricazione di scarpe, poi importate in Italia e commercializzate pur
contenendo sostanze tossiche. Nell´ipotesi investigativa, le materie plastiche
di scarto — provenienti dal territorio ibleo – venivano recuperate
prevalentemente dai teloni di copertura degli impianti serricoli del
vittoriese, e risultavano inquinate da agenti altamente tossici (fitofarmaci e
pesticidi). Venne avviata una complessa ed articolata attività di indagine,
svolta dai poliziotti delle Squadre Mobili di Catania e di Ragusa con il
coordinamento del Servizio Centrale Operativo, dalla quale emergeva che le
principali imprese vittoriesi attive nel settore della raccolta e
trasformazione di rifiuti plastici si approvvigionavano dei teli di copertura
periodicamente dismessi dalle serre presenti nel territorio ricompreso fra le
provincie di Ragusa, Siracusa e Caltanissetta. Vennero accertati attriti e
contrapposizioni tra gli interessati durante il periodo di dismissione dei teli
di copertura delle serre, anche in virtù del rilevante valore economico del
settore, pari a svariati milioni di euro all´anno. Di conseguenza vi era una
forte concorrenza tra le aziende che si occupavano della raccolta della
plastica, le quali cercavano di ottenere il monopolio, anche attraverso il
ricorso all´intimidazione mafiosa. I poliziotti hanno dunque accertato che
parte dei destinatari dell´odierna misura cautelare, appartenevano ad
un´associazione di stampo mafioso “stidda”, finalizzata, mediante la
forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di
assoggettamento e di omertà che ne deriva, a commettere una serie indeterminata
di delitti contro l’incolumità individuale, la libertà personale, il patrimonio
e ad acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo
di attività economiche legate alla raccolta e al riciclaggio della plastica
dismessa dalle serre insistenti in Vittoria e nelle provincia di Ragusa e
Caltanissetta. In particolare, è stato accertato che il sistema messo in atto
dagli indagati era finalizzato ad ottenere il conferimento, in via esclusiva,
della plastica dismessa dalle serre ad una particolare ditta, tanto che il
Giudice per le Indagini Preliminari ha applicato la misura cautelare nei loro
confronti per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
I soggetti, titolari di più impianti per il riciclo di materie plastiche,
riuscivano ad ottenere tale vantaggio economico attraverso l´intimidazione
sistematica dei serricoltori e dei raccoglitori di plastica, messa in atto
dall´associazione mafiosa, acquisendo una posizione di sostanziale monopolio
nel settore. Di rilievo nella vicenda la posizione di un soggetto, il quale,
dopo aver completato il percorso come collaboratore di giustizia, ha fatto ritorno
dal 2013 a Vittoria, dove negli anni 80/90 si era reso responsabile di atroci
crimini (tra gli altri più di 60 omicidi), assumendo un ruolo fondamentale per
l´associazione mafiosa e ponendosi a capo di uno storico clan. In questa
occasione lo stesso ha promosso, organizzato e diretto l´associazione, d´intesa
con un concorrente esterno e con l´ausilio di un altro soggetto, reclutando e
coordinando l´attività di raccolta della plastica. L´intervento del soggetto
nel 2015 ha inoltre permesso di raggiungere un accordo criminale con una
famiglia gelese (anch´essa colpita da provvedimenti dell´Autorità Giudiziaria
nissena nel 2016 per i medesimi fatti) per la spartizione dei terreni. E´ stato
inoltre possibile ricostruire la dinamica di una grave atto intimidatorio per
ottenere l´egemonia nel settore della redditizia raccolta della plastica e tra
le aggravanti contestate vi è anche la disponibilità di armi da parte degli
indagati. Tra i reati contestati (solo a 5 soggetti), vi è inoltre la gestione
abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti. Gli indagati smaltivano
abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi
in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi. I rifiuti
venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto o ancora occultati
mediante sversamento abusivo nei terreni adiacenti la ditta o in altri terreni
di Vittoria, creando un grave danno all´ambiente. La Polizia di Stato ha
effettuato durante il periodo investigativo anche riscontri mediante videoriprese
delle fasi di smaltimento illegale. I reati ambientali commessi dagli indagati
hanno permesso di ottenere maggiori profitti, in quanto lo smaltimento abusivo,
privo di tracciabilità (per assenza del FIR), non veniva conferito presso una
discarica autorizzata, con illecito abbattimento dei costi; è stata elusa anche
l´IVA da parte dei commercianti materie plastiche, proprio in virtù di tale
smaltimento clandestino. La Procura della Repubblica ha anche richiesto ed
ottenuto il sequestro preventivo di 5 aziende riconducibili agli indagati. Il
volume di affari complessivo delle aziende sequestrate ammonta a circa 5
milioni di euro. È stato infine nominato un amministratore giudiziario, in modo
da consentire la prosecuzione dell´attività imprenditoriale, con salvaguardia
dei lavoratori.
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