Mar. Mar 19th, 2024

TORINO – Come ormai succede da più di quindici anni, le aziende sono costrette a chiudere per via di una crisi asfissiante e la tassazione altissima chiesta dalle istituzioni, oltre alle pretese disastrose dell’Europa, gli italiani si ritrovano in mezzo ad una strada dopo che hanno perso il lavoro e non riescono a trovarne uno nuovo.

Ed è la storia di un uomo che faceva il magazziniere, ma la sua azienda ha chiuso perdendo il lavoro e anche stipendi arrestati. Ora vive in macchina insieme alla sua compagna e i suoi tre figli. Il Comune e i servizi sociali non gli assegnano una casa e i curricula inviati non ricevono risposta. Per ora la famiglia conta solo sulla solidarietà delle persone.

Per fortuna che l’Italia, nonostante le mille difficoltà e la cattiva politica, continua ad essere solidale. L’uomo, 39 anni, non si è mai fermato, ha sempre cercato di fare anche mille lavori pur di dare dignità alla sua famiglia. “Ho sempre lavorato”, ha raccontato al Corriere della Sera, “persino quando tirare a fine mese significava raccattare i soldi per coprire le spese e nient’altro. Dopo pochi mesi venivo rimpiazzato e la favola finiva”. Fino a che l’ultima ditta dov’era impiegato è fallita e lo ha lasciato con mesi di stipendio arretrato. Non è rimasto a piedi solo lui, ma anche la compagna Alessandra, di 31 anni, e i tre figli piccoli di 4 e due anni e l’ultimo, di appena 5 mesi. L’uomo non poteva più pagare l’affitto, quindi ha dovuto baraccarsi in auto per vivere. Così ora vive in condizioni assolutamente precarie e può contare solo sulla solidarietà delle persone, che passano a lasciare qualche soldi, alimenti e parole di incoraggiamento. I bambini per qualche notte Alessandra e i bambini hanno trovato posto dalle suore di Torino ma è una soluzione temporanea.

Sono proprio i figli la maggior preoccupazione della coppia. “Ogni giorno guardo in faccia i miei bimbi e spiego loro che stiamo attraversando un momento difficile, ma che ci rialzeremo più forti di prima”, dice la madre. Poi le lacrime: “Però hanno fame. Per restituirgli la loro infanzia siamo disposti a tutto, a svolgere qualunque tipo di lavoro”. E i curricula li hanno distribuiti, ma di risposte non ne sono arrivate: “Nessuno ci considera. L’unica cosa che vorremmo è una casa. Le stiamo provando tutte, ma rischiamo di doverci arrendere. Riateci  la nostra dignità, prima che si faccia tardi”.