
ROMA – Sono un euroscettico, ma lo sono perché da quando è stato introdotto l’euro buona parte dei paesi membri sono sprofondati nella povertà. Quale fosse il disegno del potere politico che ha deciso di mettere in piedi questo dramma paragonabile alla seconda guerra mondiale, si è capito. L’impoverimento, l’assenza di politiche sociali comuni, l’assenza di una vera politica comunitaria, sta mettendo a rischio la democrazia. L’odio diffuso nei confronti di questa Europa è lo strumento che può portare a situazioni degenerative che implicano non di poco sulla vita dei cittadini.
Essere euroscettici dipende molto dal non avere interessi legati a quel gruppo di potere che ha deciso per i popoli. Il pomo della discordia sta proprio in questo: l’austerità imposta finora ha portato alla rottura di equilibri che c’erano all’interno di ogni singola nazione, determinando sacche di sofferenza che oggi hanno invaso un tessuto sociale che prima stava bene ed oggi, invece, è piombato nella povertà. La concezione d’Europa dovrebbe essere basata su un’alleanza e sull’autodeterminazione dei popoli, nella tradizione culturale occidentale. L’obiettivo dell’Europa doveva essere fondato sulla creazione di una comunità geograficamente, mentalmente e culturalmente omogenea che si impegna a conservare i valori occidentali, nel rispetto dell’ identità tradizionale e culturale dei singoli stati.
Di tutto ciò finora non si è visto niente. L’Europa a guida tedesca ha portato solo ad un fenomeno d’interessi legati intorno alle banche e ai grandi gruppi finanziari, tanto da mettere in discussione la stabilità economica di alcuni stati, privandoli anche del potere decisionale per aiutare i propri cittadini. Ai Paesi membri dell’Ue deve essere restituita quella parte di sovranità che già gli è stata sottratta, e i loro Parlamenti devono tornare a decidere sulle questioni importanti che riguardano i cittadini, in modo tale che si possa ristabilire quella sacrosanta e basilare funzione della democrazia diretta. Solo un Paese sovrano può preservare la propria indipendenza e libertà.
Questa Europa va ridisegnata, e in fretta pure, prima che le nuove generazioni non inneschino un nuovo sessantotto costretti dalla situazione di incertezza che invade la loro vita. Il rischio c’è e non va sottovalutato. Gli interessi delle grandi lobby non possono essere messi in primo piano rispetto agli interessi dei cittadini di ogni singolo stato. Si continua a discutere di banche e di austerità in un continente che è pieno di problemi. Se si continua così sul serio la democrazia è a rischio, perché le troppe imposizioni dell’Europa danno la percezione che la libertà è agli sgoccioli.
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